È un dramma epocale che riguarda la percezione della figura femminile e il modo tossico che ha di rapportarsi con essa una parte del mondo maschile, un problema sociale che richiede una profonda riflessione da parte di tutti. In particolare è necessario domandarsi con quali modelli culturali si confrontano i giovani maschi.
La musica è certamente un elemento centrale in questo discorso. Tra i giovani è molto diffuso il consumo di musica rap e trap, generi musicali che troppo spesso vedono testi intrisi di violenza proprio nei confronti delle donne, additate con epiteti che vanno dalla cagna alla troia alla puttana; testi inneggianti allo stupro, anche di gruppo, dove il corpo della donna è oggettificato e degradato.
Una canzone non uccide, certo che no. Sarebbe assurdo pensarlo. Ma l’ascolto continuato giorno dopo giorno di un certo tipo di testi da parte di giovani menti non formate, con il tempo normalizza certi linguaggi, certi comportamenti, certi modi di pensare, fa abbassare l’asticella di ciò che è accettabile, anestetizza l’empatia.
Le canzoni non uccidono e non stuprano, ma riflettono una mentalità che trova normale parlare di donne come se si trattasse di oggetti usa e getta, su cui esercitare violenza e umiliazione.
Nessuno invoca la censura, perché la libertà di parola è certamente sacra. Ma forse, anziché l’inutile e retorico minuto di silenzio salva-coscienze, un vero silenzio assordante sarebbe quello delle radio e delle piattaforme di streaming se almeno per un giorno si rifiutassero di trasmettere canzoni inneggianti alla violenza o anche solo offensive nei confronti delle donne. Sarebbe un segnale.
Un segnale che anche noi, normali ascoltatori, possiamo mandare, cambiando stazione quando viene passato un brano inneggiante alla violenza sulle donne, saltando il brano se lo troviamo su una playlist. Gli ascolti portano soldi. Se calano gli ascolti, il segnale arriva forte e chiaro dove più si sente, nelle tasche.
In questo senso è sceso in campo il Codacons che ha proprio deciso di rivolgere un appello a tutte le radio italiane, alle piattaforme di streaming e alla Siae, a boicottare i brani di rapper e trapper che contengono frasi violente o aggressive verso le donne.
Lo ha comunicato il presidente del Codacons Carlo Rienzi, sottolineando come ogni giorno le emittenti radiofoniche nazionali trasmettano brani di artisti infarciti di frasi con riferimenti espliciti contro le donne, in grado di alimentare odio e violenza e incentivare aggressioni e gesti estremi.
Queste le parole di Rienzi:
“Oltre a chiedere alle radio italiane e alla società YouTube di bloccare la diffusione di tali canzoni, ci rivolgiamo anche alla Siae affinché rifiuti la registrazione di brani contenenti frasi violente contro le donne, in modo da impedire a rapper e trapper di guadagnare grazie ai diritti d’autore”.
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