Ad oggi, grazie ad uno specifico emendamento nella cosiddetta “Legge di Stabilità” (228/2012), circa 3400 lavoratori in tutta Italia stanno completando, direttamente sotto il Ministero della Giustizia, il percorso formativo, che terminerà il 30 novembre 2013”. Alla luce degli incontri, delle lettere di sostegno di tutti i presidenti dei tribunali, della inammissibilità degli emendamenti al decreto legge 101 (in conversione al Senato nel ddl 1015), l’Unione aveva richiesto il massimo impegno affinché nella prossima legge di stabilità “vi sia una esplicita previsione normativa che dia speranza ai lavoratori in tirocinio formativo e respiro agli uffici giudiziari dilaniati dai gravami di lavoro e dalla endemica carenza di personale”. Al momento, però, delle richieste dei tirocinanti non c’è traccia di risposta: “La quadratura del cerchio non si è ancora trovata – spiega uno dei responsabili dell’Upg, Emiliano Viti -. Quest’anno siamo passati dagli enti locali alle dipendenze del ministero. In questo momento il futuro non dice nulla perché c’erano stati degli emendamenti presentati (senza successo) dagli organismi sindacali sul cosiddetto decreto “Salva Precari”.
Noi siamo realmente lavoratori precari ma formalmente risultiamo tirocinanti: uno dei paradossi del mercato del lavoro. Dunque – rimarca Viti – non chiediamo semplicemente il rinnovo del tirocinio ma trasformarlo in un contratto a tempo determinato visto che ormai gli ammortizzatori sociali sono terminati. Dopo tre anni di formazione qual è lo sblocco se non un contratto di lavoro?”. In questi giorni l’Upg ha fatto sapere di non voler mollare un centimetro sulla vertenza e si è detta disposta a scendere in piazza pur di far arrivare la propria voce alle istituzioni nazionali. Davvero un periodo complicato per i tribunali che già a settembre avevano subito la “razionalizzazione” della riforma Severino.