DICEMBRE, GENNAIO… ORA MARZO
«Da pochi giorni – si legge nella nota inviata alla stampa – è passato il termine indicato dal Commissario relativamente alla data di apertura di almeno una delle sale teatrali del Palazzo della Cultura, quella del Teatro “D’Annunzio” (evento annunciato in un primo momento per la fine di Dicembre, in seconda battuta posticipato alla fine di Gennaio e attualmente previsto, probabilmente, per la fine di marzo). Ad oggi il danno che la chiusura delle sale ha comportato è irrimediabile, gli operatori per salvare le attività e i bilanci sono stati costretti a soluzioni di emergenza, per non dire disperate. Sfumata quindi anche l’ipotesi di una apertura a Gennaio rimane ben poco da fare».
I DANNI DEL RITARDO
“‹Pernarella fa un rapido calcolo del danno del ritardo: «Riassumendo: le stagioni teatrali possono dirsi definitivamente saltate» perché «durano in media otto mesi e si concludono tra aprile e maggio. Potrebbe ancora essere possibile garantire lo svolgimento degli spettacoli di fine anno delle scuole di danza. Il condizionale è d’obbligo, così come la speranza poiché anche in questo caso le scuole di danza hanno bisogno di una risposta certa e definitiva che arrivi tempestivamente, prima che le stesse siano obbligate a percorrere strade diverse e trovare soluzioni alternative».
UN PALCO A META’
«In tutto ciò – continua Pernarella – per la riapertura prevista sono stati annunciati interventi e lavori, per ora avviati solo parzialmente. Alla ricerca disperata di notizie riesco a trovare la relazione generale delle opere dei lavori di adeguamento alla normativa antincendio del teatro “G.D’Annunzio” pubblicata due giorni fa sul sito del Comune di Latina. Il totale dei costi dell’operazione è di 130.000,00 € , procedura “a cottimo”. Rilevante appare la natura dell’intervento che prevede, tra le altre cose, la riduzione delle dimensioni del palcoscenico del Teatro “D’Annunzio”, portandolo ad una superficie agibile di 150 mq, costruendo un muro, all’interno dello stesso, sui tre lati: destra, sinistra e fondo. Un muro, una sorta di scatola all’interno del palcoscenico. L’accesso al palco sarebbe garantito da quattro porte posizionate sui lati. La misura di queste porte, definite “ampie” ( m 1.80 L x 3.00 h e m 2.40Lx2.00h ), garantirebbe il passaggio di persone e attrezzature (scenografie, attrezzerie etc). Portando, come si evince dalle planimetrie, un muro al limite della zona attualmente agibile lo spazio praticabile sarebbe incredibilmente ridotto. Per intendersi, considerato l’ingombro delle quinte, diventerebbe di poco maggiore del palcoscenico del teatro “Cafaro”. Le porte previste inoltre impedirebbero ogni allestimento di una certa importanza (sarebbero ovviamente esclusi allestimenti con scenografie di rilievo che necessitino uscite ed ingressi). Quindi solo spettacoli le cui scenografie passino per il buco di una porta».
LA SOLUZIONE PIU’ VELOCE O LA MIGLIORE?
«In sostanza verrebbe meno l’idea alla base della costruzione del Teatro stesso: uno spazio che portasse la città di Latina ad avere un teatro all’altezza delle aspettative di crescita e delle sue aspirazioni. Posto che la firma del progetto è di un ingegnere di assoluto valore e competenza ci si domanda: è questa l’unica soluzione possibile? E quali sono le valutazioni che hanno condotto a questa scelta? Insomma: se non esiste più un carattere d’urgenza è opportuno un tale intervento? Potrei fare un elenco lunghissimo di spettacoli che non avremmo mai potuto vedere a Latina se le dimensioni e l’accesso al palco fossero state quelle che si prevede di realizzare, è davvero inevitabile impoverire quella struttura? Limitare le possibilità di programmazione – conclude Pernarella – di una sala come il “D’Annunzio” mi pare un rischio eccessivo per un solo mese di apertura. Si tratta di stabilire una priorità: la soluzione più veloce, o la migliore».