I dati del teleidrometro: meno 10 centrimetri dall’11 settembre
I dati del teleidrometro – il sofisticato apparecchio installato sullo sponde del lago a inizio settembre dall’Autorità di Bacino, di concerto con la Regione Lazio – resi pubblici quest’oggi giovedì 4 gennaio 2024 lasciano pochi dubbi.
Lo scorso 3 dicembre era stata rilevata un’altezza delle acque pari a 2,60 metri, il 31 dicembre le acque misuravano 2,56 metri, ossia meno 4 centimetri.
Considerando che il 10 settembre il teleidrometro, al suo primo avvio, ha rilevato una altezza delle acque pari a 2,66 metri, significa che negli ultimi 3 mesi e mezzo il lago Albano di Castel Gandolfo è calato di 10 centimetri esatti.
I dati dell’associazione Grottaferrata Sostenibile
I dati drammatici rilevati dal teleidrometro e resi pubblici dall’Autorità di Bacino dell’Italia Centrale coincidono perfettamente con quelli rilevati con misurazioni manuali, ma molto serie e rigorose di Giancarlo Della Monica, delegato alla Sostenibilità del sindaco di Grottaferrata Mirko Di Bernardo e referente dell’associazione Grottaferrata Sostenibile.
“Chiudiamo l’anno con l’ultima misurazione del 2023 – così ha scritto l’associazione Grottaferrata Sostenibile in un post che risale proprio al 31 dicembre scorso – purtroppo come immaginavamo la situazione è sempre più critica. Siamo a – 320 mm, ben 28 mm in meno rispetto al 17 dicembre scorso.
Stiamo viaggiando ad una media di un centimetro e mezzo in meno a settimana e siamo in un periodo in cui il lago dovrebbe recuperare. Crediamo sia giunto davvero il momento in cui le autorità ci debbono spiegare una volta per tutte cosa sta accadendo”.
Il tavolo permanente di controllo del lago Albano: nuova riunione coi Comuni
Tra l’altro circa un mese fa, per la precisione a fine novembre, è partito il tavolo permanente di controllo del lago Albano a cui hanno preso parte vari Enti Pubblici. La riunione è stata convocata dall’Autorità di Bacino dell’Italia Centrale (situata a Roma, in via Monzambano, 10), ma vi ha partecipato anche Regione Lazio, Città Metropolitana di Roma e infine Acea, la municipalizzata dell’acqua di proprietà al 51% del comune di Roma. Ossia la società pubblica che serve anche, tra gli altri, tutti i comuni dei Castelli Romani e, più in generale, dell’area sud di Roma.
Lo scopo – così hanno dichiarato gli Enti promotori – è quello di cercare di porre un freno alla drammatica situazione in cui versa il bacino vulcanico le cui acque continuano a calare anche in pieno autunno, come certificato per l’appunto dal teleidrometro.
Assenti i Comuni, per ora
Non c’erano invece, a questo primo tavolo, i 5 Comuni del circondario che affacciano sul lago. Presto, probabilmente entro gennaio, seguirà un nuovo e secondo incontro a cui saranno presenti anche gli stessi municipi tra i quali: Castel Gandolfo, Albano, Ariccia, Rocca di Papa e Marino.
I due nodi da risolvere
Vi sono difatti almeno due ‘nodi’ da risolvere. Il primo ‘nodo’: una buona parte dell’acqua che i cittadini dei comuni di Castel Gandolfo, Albano e Ariccia bevono ogni giorno (da 3 anni a questa parte) dai rubinetti di casa viene prelevata direttamente dal lago Albano o, per meglio dire, dal pozzo Acea ‘Sforza Cesarini’ situato a ridosso del bacino lacustre, a pochi metri dalle sue sponde.
300 litri d’acqua circa al secondo H-24, ossia quasi 26mila metricubi al giorno, una quantità di acqua sufficiente a riempire 123 appartamenti di 70 metri quadrati, con soffitto alto 3 metri, ogni 24 ore: tutto questo per 12 mesi l’anno, senza alcuna sosta, né d’estate né d’inverno.
Il secondo ‘nodo’: a tutto ciò, si aggiungono poi anche i prelievi diretti del Vaticano, per le ville Pontificie, quelli di Eni, per una sua nota struttura di zona, oltre a quelli di vari privati attivi nei pressi del bacino. L’acqua prelevata dal lago Albano quindi dovrebbe essere in totale pari a circa 700 litri al secondo, H-24, 12 mesi l’anno, litro in più, litro in meno.
Consumo di suolo e aumento dei residenti
A pesare c’è poi sicuramente anche il generale stato di sovra-sfruttamento e depauperamento delle falde idriche dei Castelli Romani su cui gravano le troppe attività antropiche – civili e industriali – il troppo consumo di suolo e l’eccessiva ed esponenziale crescita urbanistica che hanno comportato l’aumento del numero dei residenti e quindi, di conseguenza, del consumo di acqua a scopi potabili, igienici, etc.
Il cambiamento climatico
Infine c’è il capitolo cambiamento climatico: piove e nevica sempre meno da anni, o per meglio dire da decenni. Queste condizioni generali, che non riguardano solo l’area dei Castelli Romani, ma tutta Italia, l’Europa ed il mondo, non fanno altro che peggiorare la situazione in cui versa il lago Albano di Castel Gandolfo.
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