Tutta colpa di due parole: “usi civici”, un gravame che affonda le sue radici nel medioevo, ma ancora presente nel nostro ordinamento.
La storia
Tutto ha inizio nel lontano 1927, quando alcuni cittadini di Ardea rivendicano il diritto di uso civico sull’ex feudo di Ardea, di proprietà degli Sforza Cesarini, pari a circa 4.300 ettari, richiamandosi ad antichi statuti d’Ardia del XIV e XV secolo. Inizia così la causa “Naturali di Ardea contro Sforza-Cesarini”.
Nel febbraio 2017 (un mese prima di dimettersi) il sindaco Luca Di Fiori firma il verbale di consegna dei 706 ha, che dal Demanio dello Stato passano al Comune di Ardea. Lo stesso Di Fiori però dichiarava che per risanare e bonificare l’intera area si rendeva necessario l’intervento degli enti superiori (Regione e Ministero dell’Ambiente in primis).
La “patata bollente” passa all’amministrazione del Movimento 5 stelle e quando il sindaco Mario Savarese, insieme ad una troupe televisiva, si reca sul posto per rendersi conto della situazione, denuncia il forte degrado ambientale e chiede l’intervento degli enti superiori per una bonifica che il comune, con le sue stesse forze non potrà mai realizzare (la stessa identica cosa che aveva dichiarato il sindaco Di Fiori).
«Ma quando va in onda il servizio televisivo – ricorda il Movimento 5 stelle in una nota – scoppia una polemica furibonda, tutti si arrabbiano perché, dicono, il sindaco Savarese dà un’immagine pessima della città, mette in luce solo le negatività del territorio, che di conseguenza subisce un forte deprezzamento.
Le soluzioni
L’allora candidato sindaco Cremonini alle ultime elezioni del 2022 fa scrivere sul proprio programma elettorale: “La soluzione definitiva dovrà avvenire esclusivamente per via amministrativa (atti vincolanti, delibere di giunta, di consiglio e determine dirigenziali)”, con tanto di cronoprogramma nei cinque anni di consiliatura, facendo intendere che il Comune, da solo, potesse risolvere una vicenda così intricata.
«Ma è bastato un servizio televisivo sul problema a smontare il suo castello di promesse elettorali, perché il sindaco, dopo appena un anno e mezzo, dichiarasse tutta l’impotenza del comune a far fronte ad un disastro ormai oltre che ambientale, anche di ordine pubblico, chiedendo l’intervento del Presidente della Repubblica, del Prefetto e finanche dell’esercito», spiega ancora il Movimento 5 stelle di Ardea.
«Una vicenda cresciuta a dismisura, che potrà avere una soluzione soltanto mettendo intorno ad un tavolo tutti i contendenti: Demanio dello Stato, Regione Lazio, Comune di Ardea, eredi Sforza Cesarini e ovviamente anche le forze dell’ordine, con l’obbiettivo di riportare la legalità e il rispetto della legge».