Per info e prenotazioni: 338-3636502 oppure via mail: [email protected].
Le visite, come detto in apertura, saranno tre. Ma andiamole a vedere nel dettaglio, queste tre iniziative.
Parco Chigi il 9 marzo
La prima iniziativa avrà luogo il 9 marzo. Si tratta di una visita a Parco Chigi, l’area verde situato nel cuore del borgo ariccino. In particolare, l’escursione avrà luogo nella parte monumentale del parco (ossia il lato est). Durante il percorso sono previste soste con spiegazioni che riguarderanno i numerosi reperti presenti lungo i viali.
Le essenze arboree, la geologia e la storia stessa di parco Chigi saranno oggetto di spiegazioni e approfondimenti vari. In sostanza, quest’area verde costituisce l’ultimo lembo del bosco sacro alla dea Diana. Con arrivo presso la suggestiva ‘Uccelliera dei Savelli’, che sorge su un’antica cava di età romana. L’escursione sarà guidata dalla dottoressa Maria Cristina Vincenti.
Borgo di Ariccia e Appia Antica il 10 marzo ore 16,00
Da piazza di Corte si attraverserà l’intero centro storico e si percorrerà il XVI Miglio dell’APpia Antica in valle Ariccia. Risalita con il moderno ascensore al di sotto del Ponte Monumentale ariccino che condurrà gli avventori sulla piazza di Corte. Durante il percorso sono previste soste con relative spiegazioni.
Palazzo Chigi, Convegno sul ruolo dei beni culturali nel territorio dei Castelli Romani: 10 marzo ore 09,00
A Palazzo Chigi il 10 marzo dalle ore 09,00 ella sala Maestra si svolgerà un convegno dedicato alle tematiche dei beni culturali dei Castelli Romani.
Per info e prenotazioni: 338-3636502 oppure via mail: [email protected].
Parco Chigi ad Ariccia
Proprio a ridosso di palazzo Chigi di Ariccia è annessa una vasta area boscata di 28 ettari, ossia parco Chigi. Relitto residuale del Nemus aricinum consacrato a Diana ricordato dai classici e nel contempo “parco storico”, premessa al giardino romantico.
Ragguardevole il suo valore ambientale e paesaggistico, tanto da costituire il più importante ecosistema dei Castelli Romani ed essere annoverato tra le rare incontaminate fitocenosi in Italia.
Recintato dai Savelli sin dal XVI secolo, è costituito da una rigogliosa vegetazione formante un bosco misto di latifoglie secolari, con lecci, querce, aceri, carpini, lauri, etc. Sono presenti numerosi “patriarchi”, veri e propri monumenti naturali, tra cui il più imponente leccio (quercus ilex) e il più vetusto frassino (fraxinus oxycarpa) dei Castelli Romani, un esemplare di acero campestre (acer campestre L.) pluricentenario ‒ il più grande in Italia ‒, alcune sequoia (sequoia sempervirens) di cui tre piantate nel 1861 quasi a celebrare l’unità d’Italia ‒ le seconde piantate in Europa ‒, una serie di monumentali bagolari secolari (celtis australis).
Il parco ha un notevole interesse anche dal punto di vista degli studi di mineralogia, dato che nelle sue cave sono stati scoperti alcuni rari minerali, come la Latiumite, l’Harkerite, la Malanite, la Kaliophilite o la Wiluite, oggi conservati in vari musei scientifici del mondo. La monumentale “Cava Maestra”, ubicata nella vallata presso il Ponte Monumentale, fu utilizzata per costruire il palazzo nel XVII secolo e il ponte stesso inaugurato nel 1854 da Pio IX, compresa la sua ricostruzione nel 1945-46.
All’Ospedale dei Castelli Romani 3 (innovativi) interventi cardiaci con sonda ecografica