È la richiesta avanzata dall’avvocato Massimiliano De Benetti per conto dei due Comuni, che si sono costituiti parte civile nel processo “Tritone”. “Tritone” è il nome dell’operazione che ha smantellato la rete criminale che operava sul litorale, condizionando anche l’attività amministrativa dei due comuni, fino allo scioglimento per infiltrazioni mafiose.
La richiesta è stata avanzata dal legale al processo in corso al Tribunale di Velletri. Il legale nella sua arringa ha spiegato:
«Ci vorranno anni di attività educative programmatiche per riparare il danno sociale causato in decenni di presenza sui territori della locale di ‘ndrangheta. Attività necessarie per scardinare l’effetto distorsivo creato dalle organizzazioni criminali sul normale svolgimento delle attività della comunità in ambito politico, economico e sociale».
Tutto questo mentre tra poco più di un mese Anzio e Nettuno torneranno al voto per eleggere i rispettivi sindaci dopo due anni di commissariamento per mafia.
Le richieste di condanna
I Pubblici Ministeri della Dda di Roma hanno chiesto condanne per oltre 240 anni di carcere per i 22 imputati.
L’inchiesta, dei PM Giovanni Musarò e Alessandra Fini, aveva portato nel 2022 all’arresto eseguito dai Carabinieri del Nucleo Investigativo della Capitale di oltre sessanta persone.
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«Diversi politici di Anzio e Nettuno hanno chiesto l’appoggio della ‘ndrangheta», ha spiegato il Pubblico Ministero.
«Ad Anzio quelle del 2018 erano le prime elezioni in cui non si candidava Pasquale Perronace. In questa indagine abbiamo accertato che Giacomo Madaffari aveva voce in capitolo sulla scelta dei candidati e che Davide Perronace è colui che media tra la candidatura di Giuseppe Ranucci e quella di Laura Nolfi».
«Noi abbiamo rappresentato tre momenti storici della campagna elettorale e il momento in cui la ‘ndrangheta passa all’incasso. Volendo fare una sintesi c’è il dato della consapevolezza di molti politici di Anzio e Nettuno per i quali la ‘ndrangheta è determinante per le elezioni».