Nel 2011, dopo anni di assoluto silenzio sul progetto, la bonifica da alcuni residuati bellici presenti nell’area ha riportato alla ribalta l’insediamento mai realizzato. L’area in cui dovrebbero sorgere i capannoni oggi si presenta come un enorme campo abbandonato, con erbacce ad altezza uomo, immondizia di ogni tipo ammucchiata qua e là e folte colonie di topi, il tutto inutilmente illuminato a giorno, con un evidente spreco di energia e di risorse pubbliche. Ovviamente lo stato di abbandono ha favorito i furti e sono spariti i chiusini e le griglie in ghisa dalle strade, tutte chiuse e non percorribili tranne una, a ridosso del confine ovest dello stabilimento Colgate Palmolive, aperta al traffico pochi mesi fa. I costi per l’acquisizione del terreno e le spese per i lavori di urbanizzazione sono stati per il 70% a carico della Regione Lazio, mentre il restante 30% a carico del Comune.
Sempre sotto l’amministrazione De Angelis è stata fatta una gara per l’assegnazione dei lotti, ma ne sono stati assegnati finora soltanto 19, ad una quota di circa 30mila euro ciascuno. Dal Comune si è sempre espresso ottimismo sulla nascita della città artigiana di Anzio, anche se i tempi per la sua realizzazione hanno finito per diventare biblici, mentre gli artigiani coinvolti e le associazioni di categoria locali hanno più volte dichiarato di non credere che l’insediamento vedrà mai la luce. Insomma un miraggio che ora però, per le condizioni igienico-sanitarie in cui versa la zona, sta trasformandosi per chi vive nelle vicinanze dell’area in un incubo. Da anni non vi sono novità su cosa si debba fare di quest’area, che avrebbe dovuto rappresentare una risorsa importante per la città.
L’apertura del nuovo centro di raccolta per gli ingombranti a Lavinio in via Goldoni, il secondo nel territorio comunale dopo quello attivo da anni all’intersezione tra via dell’Armellino e via della Campana, è l’unica novità a ridosso dell’area che avrebbe dovuto ospitare decine di insediamenti produttivi, un po’ come avviene nella città artigiana di Nettuno, ma che oggi è ancor meno di una cattedrale nel deserto.