Quanto sta accadendo è solo la punta dell’iceberg di un processo più grande: l’inquinamento da noi causato, su di noi si sta accanendo. Non solo rifiuti, ma anche arsenico, elettrosmog, cemento, traffico veicolare, inquinamento acustico. Tutta una serie di elementi negativi che dobbiamo sbrigarci a governare prima che sia troppo tardi. Inquinamento acustico, aeroporto fuorilegge Aeroporto di Ciampino: la politica fa il punto. C’erano tutte ma proprio tutte le istituzioni al convegno organizzato da Arpa Lazio (Agenzia regionale Protezione ambientale) il 21 ottobre a Palazzo Valentini, che ha confermato – semmai ce ne fosse ancora bisogno – il superamento dei limiti acustici dei voli da e per il polo aereo “G.B.Pastine”.
Con la conseguente necessità di riportare il traffico entro i limiti dei 60 voli giornalieri, come richiesto da comitati cittadini e amministrazioni di Ciampino e Marino. Tra gli interventi più significativi quello di Tina Fabozzi, responsabile dell’Unità Agenti fisici presso la Divisione Atmosfera e impianti Arpa, che ha presentato il rapporto sul rumore aeroportuale, spiegando come viene monitorato l’inquinamento acustico attraverso la rete di centraline installate negli aeroporti di Fiumicino e Ciampino. I controlli all’aeroporto di Ciampino, dove il monitoraggio è attivo dal 2008 e sono presenti 8 centraline, confermano «costanti superamenti dei parametri acustici rilevati in alcune postazioni: in particolare presso la stazione, sita in una scuola, si registrano valori che superano i limiti previsti dalla classificazione acustica comunale di 10dB nel periodo diurno e 12dB in quello notturno». Come volevasi dimostrare. E giusto per non abbassare la guardia, Carla Ancona del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario regionale ha presentato i risultati del “Sera” sul Pastine, studio che misura i livelli di pressione arteriosa su un campione di 600 persone tra 47 e 70 anni, stratificati per livello di esposizione al rumore aeroportuale: i risultati evidenziano associazione tra esposizione al rumore e livelli di pressione arteriosa. L’Arpa – che ha riscontrato il superamento dei limiti acustici aeroportuali anche nel 2011 e 2012 – auspica che ogni autorità competente intervenga poiché «la questione Ciampino continua ad essere un nodo irrisolto che merita la più alta attenzione». Ora tocca anche alla Regione fare la sua parte.
CITTADINI E RICORSI
In attesa che le istituzioni italiane si sveglino concretamente, il Comitato aeroporto Ciampino per la riduzione dell’impatto ambientale si è rivolto all’Europa, presentando a luglio il ricorso alla Ue: «In questo momento – spiega il portavoce Pierluigi Adami – è in corso l’istruttoria» e l’Unione europea ha sei mesi di tempo per pronunciarsi. «Il nostro ricorso verte sulla non ottemperanza della Via, la valutazione di impatto ambientale». Senza considerare che manca pure la Vas (Valutazione di impatto strategico) per il piano di sviluppo di traffico aereo del Pastine. Per Adami la soluzione è una: «Si riducano i voli su Ciampino, non ci interessa dove. Ci interessa solo la salute dei cittadini e la tutela dell’ambiente». Acqua e aria, assediati da veleni e “nuovi inquinamenti” I cittadini dei Castelli convivono da decenni con tutta una serie di problemi, che crea non pochi problemi a salute umana e ambiente. Certo anche l’arsenico e il fluoro nell’acqua da bere. Il cosiddetto bacino Ato2, che comprende tutti i Comuni dei Castelli, ha subìto per 6 anni, con tanto di leggi deroga, la presenza di metalli pesanti nell’acqua. Come se una deroga, poi, potesse difendere la salute di grandi e piccoli. Problema che si è “risolto”, solo in seguito alla messa in funzione, ad agosto 2011, della nuova mega-condotta idrica Santa Palomba-Roma Sud. Come a dire, l’acqua ai Castelli Romani è ormai andata, quindi tanto vale portarla da fuori quella che serve, dopo decenni di sovrasfruttamento delle falde acquifere dovuto all’aumento di popolazione e cemento senza precedenti. Ma, certo, anche il problema del risanamento igienico-sanitario. Ancora oggi il 30% dei Comuni castellani, “sversa” le proprie fogne direttamente nei fossi senza il filtraggio di un depuratore. Una vera devastazione per le aree di campagna, che declinano dolcemente fino nella zona del litorale e, poi, certo, anche per la qualità delle acque del “mare nostrum”, degno di una “bandiere marrone”. Poi c’è l’elettrosmog, che colpisce tutti i paesi dei Castelli, in cui si sono diffuse antenne per telefonia mobile a non finire, e le centraline di monitoraggio h24, utilizzate in tanti paesi d’Italia ed Europa, rappresentano niente di più che un miraggio. Basti pensare a Monte Cavo e a Santa Palomba, dove antenne spiccano nello skyline del paesaggio. Sulla tematica dell’elettrosmog – o “nuovo inquinamento” – il problema maggiore rispetto a tante altre fonti di inquinamento è la mancanza di dati epidemiologici: non esistono ancora studi che inequivocabilmente accertino danni alla salute causati dall’esposizione a onde elettromagnetiche di tutte le frequenze. Infatti, mentre per le basse frequenze (elettrodotti e cabine di trasformazione) diversi studi hanno portato a risultati certi (l’aumento di incidenza delle leucemie infantili e di quelle linfatiche croniche professionali per esposizione a campi con induzione magnetica superiore a 0,4 microtesla, come riportato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro del 2002 e da una pubblicazione della Lega italiana per la lotta ai tumori), la stessa cosa non si può dire per le alte frequenze (telefonia mobile, antenne radio tv) su cui i dati sono ancora non univoci. E proprio in seguito a tanta incertezza che Legambiente concorda con gran parte della comunità scientifica, che chiede il rispetto dei principi di “precauzione e di minimizzazione», ritenuti fondamentali per ogni problema potenziale di natura sanitaria, fin quando sarà fugato l’ultimo dubbio.