Per L’Avvocato Marina Armelisasso, legale di Gabriella Lorenzin moglie di Ficorella, ha voluto chiarire che il 58enne «svolgeva dal primo marzo 2015 le mansioni di guardiano notturno, con orario dalle 22 alle 6 per sette giorni la settimana, senza riposo e senza che fosse stato regolarizzato, per una retribuzione di €.1.100 mensili. Questo risulta anche dalle telecamere che nei giorni precedenti l’infortunio sul lavoro, lo hanno ripreso mentre girava con il mezzo aziendale all’interno delle sedi del Gruppo Stradaioli».
Il gruppo Stradaioli, tramite l’avvocato Renato Archidiacono, sostiene invece che “il deceduto non ha mai svolto attività lavorativa alle dipendenze di alcuna delle società appartenenti al nostro gruppo» e che nessuno degli 80 operai del gruppo è assunto in “nero”.
Altra questione, il cancello sotto il quale è morto il 58enne. Secondo la famiglia Ficorella «si era più volte lamentato con i superiori della difficoltà di manovrare manualmente il cancello – scrive l’l’Avv. Armelisasso – predisposto per l’automazione, mai realizzata, ciononostante l’azienda cerca di attribuire la responsabilità del fatto a presunti malviventi, che avrebbero manomesso il cancello».
Stradaioli parla invece di manomissione da parte di ignoti che si erano introdotti clandestinamente all’interno della proprietà Stradaioli e che avevano con tutta probabilità l’intenzione di asportare beni e mezzi custoditi all’interno della nostra proprietà», il tutto ripreso dal circuito di telecamere.
La vedova ed il suo avvocato non sono d’accordo. «Dissentiamo da tale posizione perché se il cancello fosse stato a norma, e dunque in grado di scorrere sui due binari sottostante e sovrastante, formato in unico pezzo, e non in due uniti con giunture bullonate, apribile con dispositivo elettrico, protetto con una grata a rete, di peso adeguato, questo non sarebbe caduto e comunque non avrebbe ucciso il sig. Agostino, a cui alcuno peraltro aveva impartito nozioni antinfortunistiche». E mentre Stradaioli confida nelle indagini per «una puntuale ricostruzione dei fatti», la vedova chiede ai dipendenti di «rivolgersi alla Stazione dei Carabinieri di Aprila, e a non temere di dire la verità per rispetto al loro collega ed alla loro dignità di lavoratori».