Per far fronte a questa battaglia, il dottor Cassabgi, stimato neurologo che di disagio sociale ne sa molto, si è infilato elmetto e anfibi ed è andato, negli ultimi tre anni e mezzo, a “caccia” di risorse: «La giunta Marini, a causa delle ristrettezze economiche, è stata costretta a sforbiciare tutto sulle spese in bilancio: lavori pubblici, urbanistica, decoro urbano, ambiente. Non s’è salvato niente e nessuno. Ma il bilancio dei servizi sociali, invece, grazie forse anche alla mia ostinazione, non è stato toccato. E, credetemi, non è stato per niente facile». Una vera guerra, la sua. Da affermato psicanalista, conoscendo bene i problemi della gente, ha cercato di andare oltre: «La povertà – prosegue – negli ultimi anni è aumentata di pari passo con il peggioramento della congiuntura economica. Sono molte di più, difatti, le persone che hanno bisogno di aiuto ed assistenza rispetto anche al recente passato. Persone che, fino a poco tempo fa, riuscivano ancora a provvedere economicamente a se stesse e ai propri cari, ed ora non più. La mamma che non riesce più a pagare la bolletta della luce o la mensa dei figli. Il papà che perde il lavoro, e va in rosso col mutuo. La famiglia che si separa e finisce in fallimento. È proprio per questo che le richieste dei cittadini ai servizi sociali di Albano sono considerevolmente aumentate. Al contrario, però, dei fondi a disposizione degli Enti locali. Da quando sono assessore, non ho fatto altro che bussare a tutte le porte possibili ed immaginabili, alla ricerca di ulteriori fondi pubblici: europei, ministeriali, regionali e del distretto socio-sanitario. Ho voluto non solo cercare di mantenere un ottimo livello dei servizi offerti ai cittadini, ma, addirittura, aumentarne il numero e la qualità». Programmi sempre orientati a superare il semplice assistenzialismo, per creare, viceversa, il cosiddetto welfare-attivo.
«Un modo – ci racconta ancora – per spronare le singole persone, ma anche le aziende, ad utilizzare prima di tutto le risorse che hanno a disposizione dentro di sé, per rendersi utili nella società. Un modo di dare, prima che di chiedere». In concreto? Il progetto “In Volo”, da questo punto di vista coinvolge 45 ragazzi e ragazze disabili che hanno creato, con le loro stesse forze e con il sostegno dei fondi ministeriali, una cooperativa che svolge attività di vario genere utili per tutti (piccola pulizia e manutenzione di strade, marciapiedi, giardini, consegna a domicilio di viveri agli anziani, ecc. ndr), ci sono addirittura le squadrette con l’apetta Piaggio per il decoro urbano: «Un lavoro – spiega Fauzi Cassabgi – che non fatico a definire straordinario». Quest’anno la Regione Lazio dovrebbe rifinanziare i 100 mila euro necessari a mantenere in vita il progetto. Queste persone non vogliono solo assistenza ma, molto più semplicemente, lavorare e rendersi utili, per se stessi e per il resto della società in cui vivono e lavorano. Sono in 250, tra parenti ed amici, ad aver firmato recentemente una richiesta inviata direttamente al Presidente della Regione Nicola Zingaretti, nel tentativo di ottenere l’aiuto di cui hanno bisogno. Altri progetti simili sono stati attivati e riguardano pure, in modo particolare, le aziende, con il Plus. C’è ad esempio il PIS (Pronto intervento sociale): si tratta, in pratica, della disponibilità di un’assistente sociale dal pomeriggio, dopo l’orario di chiusura degli uffici, all’alba del giorno dopo, per il pronto soccorso, Polizia e Carabinieri, Magistratura o semplici cittadini. O il PUA (Punto unico di accesso), che istituisce in un’interfaccia unica ed in un solo software, tutte le notizie dell’utente: ricoveri ospedalieri, cure effettuate, servizi sociali utilizzati, le visite presso il medico di famiglia e le iniziative avviate col distretto socio-sanitario della Asl, per coordinare al meglio e velocizzare gli interventi congiunti e, perché no, evitare inutili sprechi. E ancora, il progetto “Volo Libero”, con due centri diurni distrettuali per i disagiati psichici. Un’altra eccellenza è il progetto “Caffè Alzheimer”: «Oltre all’assistenza diretta per i malati di demenza senile – spiega l’assessore – abbiamo introdotto anche una valida assistenza indiretta ai familiari dei pazienti, che permette di metterli in rete tra di loro, dandogli strumenti di tecniche comunicative e sostegno psicologico. Un modo per ridurre l’impatto negativo della nota malattia, sugli altri membri della famiglia». Ma non solo.
L’assessore cerca di far comunicare e collaborare il più possibile tra loro le varie energie e realtà no profit disponibili sul territorio. «Proprio per questo – dice – ho portato avanti il primo censimento nella storia di Albano delle associazioni di promozione sociale, per mettere in rete le competenze e professionalità del volontariato con le richieste ed i bisogni della gente. Un modo per valorizzare l’esistente, abbattere i costi e mantenere l’eccellenza dei servizi».