«Chi ha collocato l’impianto pubblicitario può essere chiamato davanti al giudice – ci spiega l’avvocato Federico Alfredo Bianchi, coordinatore nazionale dell’Associazione familiari e vittime della strada -, e se si dimostra che il suo cartello ha provocato il sinistro, l’installatore è responsabile anche in sede penale, oltre che civile». E con lui, anche il “pubblicizzato” rischia di passare seri guai giudiziari. Spiegano i legali dell’Asaps, Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale: «Là dove la collocazione della pubblicità (o impianto) abusiva, costitusce anche pericolo per la circolazione e da un eventuale incidente stradale dovessero scaturire lesioni personali al conducente o ai trasportati direttamente addebitabili alla collisione del veicolo contro l’impianto abusivo, il soggetto che ha indebitamente collocato la pubblicità può essere chiamato a rispondere di eventuali lesioni personali colpose o, peggio ancora, di omicidio colposo».
E chi compra quelle pubblicità pirata? «Se era facilmente comprensibile la illiceità del cartello e se non dimostra di essere stato diligente nel comprare quello spazio pubblicitario, può incorrere in responsabilità penale oltre che dover pagare risarcimenti in sede civile», ci spiega l’avvocato Federico Alfredo Bianchi. «Bisogna uscire dal solito schema per cui quando c’è un incidente stradale e non c’è un altro veicolo con il quale ci si scontra si dice che non c’è “antagonista” e quindi non c’è responsabile. Ma non è vero: tante volte riscontriamo omesso controllo dell’ente gestore della strada del quale non si può escludere la responsabilità». «Succedono tragedie, come quella sulla Tuscolana verso i Castelli, in cui sono morte due persone a bordo di un motorino finito addosso ad un cartellone illegale. Dal 2008 ad oggi abbiamo contato almeno 5 morti solo a Roma a causa dei cartelli abusivi.
Ma non è possibile conteggiare le persone distratte da un cartello che non doveva essere in quel punto e che fanno incidenti, magari poi addebitati ad altre cause», dice a il Caffè Massimiliano Tonelli del sito internet “Cartellopoli”, che monitora e pubblica il degrado delle affisioni nella Capitale. La II sezione della Corte di Cassazione, ha stabilito che anche il proprietario del terreno risponde della pubblicità abusiva. Si tratta, infatti, di complicità in tragedie che provocano vittime della strada. Anzi: vittime del degrado e dell’illegalità.