Tutte le attività commerciali del borgo medievale di Nettuno sono abusive. Sembra questa la convinzione del Comune di Nettuno, che ha ordinato ad “Arte 70” di chiudere i battenti, e dei giudici del Tar di Roma, che hanno avallato il provvedimento. Una situazione che può rivelarsi dirompente per quanti hanno negozi e ristoranti al “Borghetto” e che, stando a quanto emerso nel contenzioso amministrativo, a partire dal 1985 non dovevano essere lì. Ventotto anni fa venne approvato nel Comune del Tridente il piano particolareggiato. Tre anni prima, con apposita delibera di giunta, era stata studiata una soluzione per dettare regole nella parte antica della città, stabilendo quali spazi dovevano essere adibiti a residenze e quali al commercio. Il piano approvato ha però previsto che l’area fosse solo residenziale. Ok a magazzini e depositi, ma niente attività commerciali. Per anni nessun problema, ma poi qualcosa è cambiato. Proprio sulla scorta di quel progetto una dipendente comunale, Maria Elisabetta Vittori, dopo aver acquistato l’immobile in locazione ad “Arte 70”, negozio di abbigliamento e accessori artigianali, fece causa per tornare in possesso del locale. Niente da fare. Già due anni fa, però, il Comune di Nettuno, ritenendo appunto incompatibile con il piano particolareggiato la destinazione impressa all’immobile al civico 40 di via del Baluardo, dispose la cessazione dell’attività. Tra un approfondimento e l’altro, a metà luglio è stata emessa una nuova ordinanza, con cui da Palazzo è stato dato lo stop al negozio di Leonardo Leonardi. Quest’ultimo, difeso dall’avvocato Emiliano Celli, ha fatto ricorso al Tar, ma invano. I giudici romani hanno accolto la tesi del Comune, rappresentato dall’avvocato Cristiano Montemagno, e rigettato la richiesta di sospendere l’ordinanza. Subiranno la stessa sorte le altre attività commerciali del “Borghetto”? Il caso è aperto.
30/09/2013