Gianluca Faraone, assunto come dirigente dell’area economico-finanziaria dell’ente del Tridente, dopo due mesi venne nominato direttore generale. Una nomina fatta in tutta fretta, con delibera di giunta del 29 dicembre 2009, a cui diede parere favorevole, nella veste di dirigente, lo stesso Faraone. Dopo due giorni sarebbe stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge 191 del 2009, con cui veniva abolita negli enti locali la figura del direttore generale. La Guardia di Finanza di Nettuno iniziò a indagare e prima il sostituto procuratore della Repubblica di Velletri, Giuseppe Travaglini, e poi la Procura presso la Corte dei conti, si convinsero che quella nomina fosse stato un colpo di mano, un modo per aggirare in maniera illecita la norma, arrecando un danno al Comune, rappresentato dalla differenza tra quanto percepito da Faraone come direttore generale e quanto avrebbe percepito restando semplice dirigente. Sul fronte penale il procedimento è in corso, mentre su quello contabile la Corte dei Conti ha emesso la sentenza, condannando soltanto il sindaco e il direttore.
A giudizio davanti ai giudici contabili erano finiti il primo cittadino, Alessio Chiavetta, il vicesindaco Luigi Visalli, gli assessori Domenico Cianfriglia e Giuseppe Combi, gli ex assessori Alberto Andolfi, Catia Baldetti, Roberta Bianchi, Flavio Biondi, Carlo Conte, Riccardo Ferrante e Giampiero Pedace, il dirigente comunale Benedetto Sajeva e il direttore generale Gianluca Faraone, chiamati a risarcire 144.638 euro. I giudici si sono però convinti che la giunta comunale abbia tenuto sulla vicenda una “condotta superficiale, disinvolta, inosservante del parametro della normale diligenza”, ma che si sia trattato comunque di una colpa lieve, essendosi limitata, “in base alle esigenze prospettate dal sindaco, ad approvare un atto da lui proposto, quando non è provato che vi fossero elementi tali da farlo ritenere contra legem”. Considerazioni analoghe per la condotta dell’ing. Sajeva. I dieci assessori e il dirigente sono stati così assolti. Il comportamento del sindaco Chiavetta e del direttore Faraone, nonostante non sia stato provato il dolo, per la Corte dei Conti è stato invece caratterizzato da colpa grave e definito “deplorevole”. Per i due è stata disposta una condanna a risarcire al Comune di Nettuno 47.319 euro a testa.