«L’esito di questa analisi – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – dimostra come ci sia una correlazione tra le entrate fiscali versate, il reddito dichiarato e, in linea di massima, anche la qualità/quantità dei servizi erogati in un determinato territorio. Essendo basato sul criterio della progressività, il nostro sistema tributario grava maggiormente sulle regioni dove la concentrazione della ricchezza è più elevata e il numero di grandi aziende è maggiore, anche se i cittadini e le imprese di queste aree dispongono, nella stragrande maggioranza dei casi, di servizi pubblici migliori rispetto a quelli presenti in altre parti del Paese». Da notare anche come esista un forte divario relativo al prelievo fiscale tra i vari livelli di governo: nel caso del Lazio, ad esempio, dei 10.452 euro registrati, ben 8.788 sono andati allo Stato centrale, alla Regione 1.057 euro e i rimanenti 606 agli Enti locali.
A livello europeo gli italiani restano tra i cittadini più “tartassati” dal fisco: al settimo posto nel 2016 con una pressione fiscale del 42,9% (2,8 punti in più della media europea). Un fatto, nonostante quest’anno, rispetto al 2016, il carico fiscale medio nazionale sia previsto in calo di 0,4 punti percentuali. Nel 2017, secondo gli studi della Cgia di Mestre, la pressione fiscale in Italia dovrebbe attestarsi al 42,5%.