Il terribile batterio infettivo Xylella Fastidiosa potrebbe infestare l’Europa
Dopo la strage di palme rosicchiate dal punteruolo rosso arrivato dall’Egitto, che ha sfregiato meravigliosi viali e scorci del nostro territorio; dopo il batterio che ha devastato i formidabili kiwy nostrani e il cinipede, l’insetto che ha preso di mira i castagni, ecco un altro temibile nemico venuto da fuori, la Xylella Fastidiosa. Un nome, una minaccia: s’infila nei vasi linfatici del tronco e li chiude impedendo la circolazione della linfa al di sopra dell’occlusione. È il batterio che ha messo in allerta Italia ed Europa, dopo che ha seccato varie piante secolari nel Salento, la famosa area ad altissima vocazione olivicola in provincia di Lecce. L’infezione al momento interessa circa 8.000 ettari di territorio pugliese (su 90.000 destinati alla coltivazione dell’olivo), e circa 6.000 piante. Trasportata da alcuni insetti “vettori”, in pochissimo tempo la Xylella uccide gli alberi. Parte dall’alto e avanza verso la parte bassa della pianta ad un ritmo di 10 centimetri al mese: prima ingialliscono le chiome, poi iniziano a seccarsi i rami, le foglie e il tronco via via verso il basso. Non intacca però la qualità dell’olio, proprio perché non agisce sul frutto ma sulla pianta. Il Lazio è il primo polo produttivo dell’Italia centrale, attestandosi come regione leader al livello nazionale, soprattutto al livello qualitativo con degli extravergine eccellenti. Dobbiamo preoccuparci?
LAZIO SOTTO CONTROLLO
È al sicuro l’oro verde della Sabina, delle colline pontine, del viterbese e dei Castelli Romani?
«La situazione è sotto controllo. Oggi il fenomeno nel Lazio non è stato rilevato e nella nostra regione non c’è da far nulla di particolare perché non vi sono casi di olivi attaccati da Xylella, ma non possiamo sentirci tranquilli e occorre stare vicino alla Puglia, se scoppia una epidemia, può infestare tutta l’Europa», spiega a il Caffè Massimo Gargano, presidente dell’Unaprol, la maggiore associazione del settore olivicolo a livello nazionale e comunitario con circa 550mila produttori olivicoli associati. «Anche questa infezione è figlia della globalizzazione – affonda il leader degli olivicoltori – che non riguarda solo l’economia, ma è anche globalizzazione dei problemi e sanitaria. Come Unaprol abbiamo dovuto sensibilizzare le istituzioni affinché la Regione Puglia emanasse una delibera per conoscere e circoscrivere il problema e quindi eradicarlo, perché se fermiamo l’infezione in Puglia riusciamo a fermarne l’espansione al resto del Paese. Non intervenire significa far disseccare non solo gli uliveti, ma far disseccare il comparto in tutta Italia».
DATI INCORAGGIANTI
E il grido del mondo olivicolo non è andato a vuoto. Come ci conferma il presidente provinciale della Coldiretti di Lecce, Leo Piccinno: «La nostra Regione ha messo in opera misure straordinarie ed immediate, con i tecnici dell’Osservatorio fitopatologico e sotto la supervisione e controllo de ll’Unione Europea, che è molto preoccupata, ha verificato che il fenomeno è circoscritto al Salento, nella zona di Gallipoli. L’attenzione è massima. Il Centro nazionale delle ricerche e l’università di Bari stanno verificando l’evoluzione della malattia. Possiamo dire che i produttori del Lazio possono stare ragionevolmente sereni». Insomma, la risposta anti-Xylella sembra buona. Ora si spera anche nell’aiuto delle basse temperature. «Adesso andiamo incontro ad un periodo favorevole – aggiunge il dottor Piccinno -, perché il freddo limita il proliferare del batterio e lo spostamento degli insetti vettori che lo portano sulle piante». Serve uno sforzo comune, per tutelare non solo il grande olio italiano in tutte le sue varie eccellenze che anche nel Lazio trovano ormai formidabili espressioni. Qui si tratta di custodire un patrimonio unico al mondo. «Dobbiamo ricordare che l’olivicoltura non produce solo olio, ma anche paesaggio, ambiente – sottolonea il presidente di Unaprol -, caratterizza l’economia e la biodiversità». E, specialmente in questi giorni in cui si contano danni e vittime di nubifragi, frane ed alluvioni, è bene rammentare che i nostri uliveti assicurano anche una tenuta idrogeologica del territorio.
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