Che l’inquinamento delle acque sotterranee in quell’area non sia di origine naturale è stato appurato da tempo. La causa, stando a quanto scrive la stessa Regione Lazio nella delibera che dà gli indirizzi per la redazione del piano regionale in questione, è stato presumibilmente “causato da smaltimenti illeciti di sostanze clorurate direttamente nel sottosuolo, con una o più sorgenti di contaminazione, al momento ancora sconosciute e plausibilmente all’interno dell’areale di interesse”.
Per fronteggiare il problema, è stato istituito un tavolo tecnico permanente coordinato dalla Regione Lazio e composto da Arpa Lazio, Asl Roma 2, Asl Roma 6, Città Metropolitana di Roma Capitale, Comuni di Roma Capitale, Pomezia e Ardea, Acea Ato2 spa, Idrica spa., Infrastrutture Distribuzione Gas spa., Istituto Superiore di Sanità, CNR-IIA. Il tavolo tecnico avrà la finalità di elaborare un “programma di lavoro multidisciplinare per fronteggiare l’emergenza idrica nei comuni interessati, per individuare le modalità di intervento più adeguate, definire un piano di emergenza e di informazione alla popolazione a tutela della salute degli abitanti coinvolti”.