Consigliere Taurelli, come ha vissuto l’esperienza in consiglio comunale? Le pesa essere l’unico rappresentante del Patto per Nettuno? Quali sono infine i rapporti con il resto dell’opposizione?
«L’esperienza finora è stata ampiamente positiva anche perché la politica rappresenta da sempre una mia passione. Come rappresentante unico faccio più fatica, anche se ho trovato da subito un ottimo legame con i consiglieri Marchiafava, Alicandri e Federici. Un lavoro di squadra che ha portato i suoi frutti e che si è esteso grazie alla condivisione sui temi con il duo Sanetti- Mancini, con i quali si è creata una buona sinergia, anche se spesso facciamo fatica soprattutto nelle commissioni perché manca una visione di insieme da parte dell’attuale maggioranza. In questo vuoto di programmazione dispiace non poter contare sulla collaborazione dei cinquestelle e in particolare del consigliere Rizzo, finora poco attivo nel ruolo di controllo».
A proposito del consigliere cinquestelle Rizzo, di recente lei lo ha attaccato in modo diretto sul tema del palazzetto dello sport. Può spiegarci meglio quanto è accaduto?
«Come rappresentante del Patto per Nettuno ho deciso di incalzare l’amministrazione sulla questione delle proroghe estese all’infinito in merito ai lavori della struttura sportiva. Volevo conoscere meglio le condizioni e vigilare, non a caso dopo la nostra interrogazione la maggioranza si è attivata per indire il bando di gara. Rizzo non ha mai vigilato su questo tema e mi domando perché sulla sua pagina facebook risulta tra i gestori dell’Asd pallavolo. Non ho attaccato il consigliere ma ho semplicemente chiesto spiegazioni sul suo ruolo senza ricevere risposte, anzi sono arrivati da parte sua i complimenti all’amministrazione. Per quali motivi?».
Nel suo ruolo di presidente della commissione trasparenza può spiegare per quali motivi i cittadini non vengono informati a dovere su molte questioni vitali?
«La trasparenza spaventa chi fa le commissioni tanto per farle. Noi come opposizione facciamo un discorso culturale, vorremmo che i cittadini scegliessero il politico da cui essere rappresentati con coscienza. La trasparenza è un tema fondamentale ma noi classe politica spesso non diamo gli strumenti necessari per integrare i cittadini nella vita pubblica. Nel mio piccolo ho provato a condurre la battaglia per valorizzare questo tema: ho chiesto in commissione se ci fosse la possibilità di pubblicare i verbali, mi è stato risposto che poteva essere pericoloso, stesso esito per le interrogazioni».
Per quali motivi a suo avviso il cittadino nettunese è sempre più distante dalla sfera politica?
«Bisogna fare una distinzione: esistono due città, una che partecipa alla politica solo nella fase calda delle tornate elettorali e un’altra completamente estranea alle vicende pubbliche. Non mi sento però di condannare questo disinteresse, perché la politica è responsabile in primis, non c’è alcuna visione progettuale della città e quindi è naturale che l’elettore si rivolga al politico solo per interesse personale nella speranza di ottenere qualche favore. Noi abbiamo provato a scardinare questa logica con alcune proposte mirate e di ampio respiro: quella del cimitero green ad esempi e del porto a secco, oppure quella dello spostamento del deposito Cotral per far nascere al suo posto un centro polifunzionale. Il problema di fondo rimane sempre culturale, c’è un vuoto enorme da questo punto di vista e Nettuno ancora oggi non può contare su una biblioteca e su spazi di integrazione per i giovani».
Emergenza Coronavirus. Il consigliere Marchiafava ha richiesto con urgenza la convocazione della commissione sanità e ambiente per informare a dovere i cittadini. Lo reputa giusto o si può creare troppo allarmismo? Quale deve essere a suo avviso l’approccio ideale della classe politica su questo tema?
«Registro con favore la proposta di Marchiafava, che anche in qualità di medico conosce l’iter ideale da avviare in questi casi. Quello che mi stupisce è che il presidente di questa commissione non si sia attivato con prontezza, anche perché ritengo doveroso informare i cittadini senza generare panico. A mio avviso serve anche una risposta pragmatica alla questione, quindi sarebbe opportuno costruire una rete di emergenza sanitaria a partire dai medici di base. Il nostro territorio è pronto per sviluppare un progetto simile?».
Che idea si è fatto dell’audizione pubblica in commissione antimafia del pm Prestipino, che ha confermato un quadro inquietante in merito alle ingerenze della malavita sul nostro litorale?
«In merito alle vicende non posso esprimere giudizi specifici perché credo competa ai magistrati e alle forze dell’ordine, di sicuro da cittadino avverto sgomento nell’ascoltare alcune ricostruzioni e per alcuni nomi che aleggiano sulla città. Mi auguro che la magistratura faccia il suo corso, ma inevitabilmente devo ritornare al problema culturale di fondo. La politica deve risolvere alla radice il problema delle infiltrazioni mafiose, inserendo il cittadino nel contesto amministrativo. Potrebbe sembrare uno slogan ma in realtà l’infiltrazione si combatte con l’informazione, quando in un territorio manca l’attenzione alla sfera politica, inevitabilmente mancano anche gli anticorpi al dilagare della criminalità».
Come vede il suo futuro politico e quello della giunta Coppola?
«Intanto voglio completare gli studi di legge, la politica rimane una passione e in futuro mi piacerebbe continuare a fornire un contributo anche perché sono molto legato al territorio e la mia famiglia è sempre stata nettunese da secoli; vorrei rappresentare qualcosa e non qualcuno. In merito alla giunta Coppola cosa dire se non rimarcare la mancanza di un dibattito politico e la disgregazione del primo partito per questioni personali, una Lega che doveva rappresentare il partito della rinascita ed è stato gestito da Roma. Con queste persone non si va da nessuna parte, manca la progettualità e il sindaco, che doveva essere un esponente della Nettuno civica è di fatto ostaggio della destra nettunese e dei soliti Mauro, Dell’Uomo e altri ancora. Il sindaco non conta nulla, è la solita destra, quella più becera che muove i fili dell’amministrazione».