La mitica Francia nuclearizzata e felice? Un disastro: a febbraio la tv pubblica France 3 ha mostrato lo scandalo dei 300 milioni di tonnellate di scorie radioattive sparse per la Francia, tra campagne e Oceano Atlantico, o usate per costruire asili, scuole, parcheggi, campi da gioco. Per non parlare dei Rottami radioattivi indiani utilizzati per produrre i pulsanti per gli ascensori, sempre in Francia. Domenica 20 marzo su RaiTre, appuntamento con Report: nuova puntata sul nucleare. Francia e Germania nel mirino. Con tanto di misuratore, l’inchiesta mostra i reali livelli di radioattività, che crescono, mano a mano che ci si avvicina alle centrali nucleari. Anche nelle aree abitate.
E poi: in media una fuga radioattiva ogni tre giorni dalle centrali francesi e la catastrofe in corso nella vicina Germania, dove il deposito di scorie atomiche è stato realizzato in una miniera di salgemma. Ora quel sale rischia seriamente di sciogliersi perché è insidiato dall’acqua di falda. Si teme una contaminazione epocale. Ricordiamo il novembre 2003, in Italia? Un decreto in quattro e quattr’otto voleva imporre di realizzare il deposito nazionale per tutti i rifiuti radioattivi italiani a Scanzano Jonico, in Basilicata, dentro un giacimento di sale. Già lo scorso novembre, sempre la trasmissione Report ha documentato la superficialità con cui è stato avviato, “gestito” e mai smantellato il nucleare italiano. Emblematico l’assurdo caso dei fusti di rifiuti radioattivi parcheggiati nella cantina di una vecchia casa in pietra a Castelmauro, paesino molisano a rischio sismico, fortemente colpito dal terremoto del 2002. Una piccola Chernobyl casereccia in centro abitato mai bonificata, dopo 31 anni. Chi ci aveva messo quei fusti – un fisico nucleare – è morto nel frattempo i fusti attaccati alla ruggine perdono liquido e il fratello del caro estinto sostiene che sia lo Stato a dover provvedere. Li bruceranno nell’inceritore di Colleferro? Oppure il centro Eurex, a Saluggia (Vercelli), per estrarre uranio e plutonio dalla barre di combustibile: costruito sugli argini della Dora Baltea, è stato aggredito da 3 fortissime alluvioni negli ultimi 15 anni.
E Latina? 1986: bulloni svitati, o addirittura assenti, sui tubi che contenevano le barre d’uranio, il cuore del reattore. E quel tubo sulla spiaggia in Basilicata che scarica acqua radioattiva del deposito di Rotondella? «La storia del nucleare in Italia è tutta una follia», ha spiegato a Report un ex dirigente Enel. Ma non si può dire. I tg parlano di gossip e altre amene vicende. Pretendiamo serietà dai ragazzi col voto in condotta. Però, guai a dire la verità sul nucleare. Omertà e guai a rispettare le regole, nemmeno su questioni di vita o di morte per migliaia di generazioni future. Ce ne siamo accorti più volte, in prima persona. Ricordate le immagini girate con la troupe televisiva per un canale nazionale? Sparite. In fuga, come le radiazioni dalle centrali. Vecchie e nuove. Anche vicino a noi… Qui lo smantellamento è in alto mare. Invece di ripulire casa nostra, nel 2003 il Governo ha stanziato 360 milioni di euro per smantellre i sommergibili nucleari sovietici e 400 milioni per aprire a Mosca una sede della Sogin, l’azienda statale incaricata di bonificare le nostre vecchie centrali.
E poi: in media una fuga radioattiva ogni tre giorni dalle centrali francesi e la catastrofe in corso nella vicina Germania, dove il deposito di scorie atomiche è stato realizzato in una miniera di salgemma. Ora quel sale rischia seriamente di sciogliersi perché è insidiato dall’acqua di falda. Si teme una contaminazione epocale. Ricordiamo il novembre 2003, in Italia? Un decreto in quattro e quattr’otto voleva imporre di realizzare il deposito nazionale per tutti i rifiuti radioattivi italiani a Scanzano Jonico, in Basilicata, dentro un giacimento di sale. Già lo scorso novembre, sempre la trasmissione Report ha documentato la superficialità con cui è stato avviato, “gestito” e mai smantellato il nucleare italiano. Emblematico l’assurdo caso dei fusti di rifiuti radioattivi parcheggiati nella cantina di una vecchia casa in pietra a Castelmauro, paesino molisano a rischio sismico, fortemente colpito dal terremoto del 2002. Una piccola Chernobyl casereccia in centro abitato mai bonificata, dopo 31 anni. Chi ci aveva messo quei fusti – un fisico nucleare – è morto nel frattempo i fusti attaccati alla ruggine perdono liquido e il fratello del caro estinto sostiene che sia lo Stato a dover provvedere. Li bruceranno nell’inceritore di Colleferro? Oppure il centro Eurex, a Saluggia (Vercelli), per estrarre uranio e plutonio dalla barre di combustibile: costruito sugli argini della Dora Baltea, è stato aggredito da 3 fortissime alluvioni negli ultimi 15 anni.
E Latina? 1986: bulloni svitati, o addirittura assenti, sui tubi che contenevano le barre d’uranio, il cuore del reattore. E quel tubo sulla spiaggia in Basilicata che scarica acqua radioattiva del deposito di Rotondella? «La storia del nucleare in Italia è tutta una follia», ha spiegato a Report un ex dirigente Enel. Ma non si può dire. I tg parlano di gossip e altre amene vicende. Pretendiamo serietà dai ragazzi col voto in condotta. Però, guai a dire la verità sul nucleare. Omertà e guai a rispettare le regole, nemmeno su questioni di vita o di morte per migliaia di generazioni future. Ce ne siamo accorti più volte, in prima persona. Ricordate le immagini girate con la troupe televisiva per un canale nazionale? Sparite. In fuga, come le radiazioni dalle centrali. Vecchie e nuove. Anche vicino a noi… Qui lo smantellamento è in alto mare. Invece di ripulire casa nostra, nel 2003 il Governo ha stanziato 360 milioni di euro per smantellre i sommergibili nucleari sovietici e 400 milioni per aprire a Mosca una sede della Sogin, l’azienda statale incaricata di bonificare le nostre vecchie centrali.
26/03/2009