Può sembrare banale, ma la soluzione al problema dello smaltimento dei rifiuti è quella di non crearli proprio. In altre parti d’Italia lo stanno già facendo. Ad esempio a Capannori (circa 46 mila abitanti), in provincia di Lucca, l’amministrazione comunale ha programmato di arrivare al 100% di raccolta differenziata entro il 2020. Oggi sono all’82%. Per caso sono extraterrestri? No. Semplicemente sono stati i primi in Italia ad applicare l’economia a “Rifiuti Zero (Zero Waste in inglese); una filosofia ideata dal Prof. Paul Connett, docente di Chimica e Tossicologia alla St. Lawrence University di New York. Si basa su un concetto molto semplice: prima o poi si esauriranno i materiali utilizzati per confezionare e trasformare i prodotti che acquistiamo, dipendendo in gran parte da risorse non rinnovabili, senza una seria politica di riduzione, recupero e riciclaggio. Occorre quindi costringere produttori, consumatori e classe dirigente ad adottare politiche che penalizzino la produzione di rifiuti non recuperabili e non riciclabili. E questo solo i cittadini auto-organizzati possono farlo. Una vera e propria rivoluzione economica, sociale ed ambientale. Si tratta quindi di affrontare e riprogrammare la logica dello spreco (l’usa e getta per intenderci) a favore dell’acquisto e dell’uso di prodotti durevoli, resistenti, riparabili, recuperabili e riciclabili.
SORPRESA: ITALIA E LAZIO LEADER DI”ˆRIFIUTI”ˆZERO!
Una volta tanto l’Italia ha un record positivo: in Europa siamo il Paese con il maggior numero di Comuni – e per numero di abitanti coinvolti – che hanno già aderito a questa campagna (80 circa), per una popolazione di oltre 2 milioni di abitanti. Il Lazio risulta la Regione al vertice di questa ipotetica classifica (20 Comuni in tutto attualmente), ma sono situati soprattutto nella zona tra il nord della provincia di Roma e e il sud della provincia di Viterbo. Per il momento nella zona tra Castelli Romani, Latina e provincia e litorale romano sud, caratterizzata dalla presenza di molti impianti di smaltimento inquinanti e pericolosi per la salute pubblica, l’unico Comune ad aver aderito, almeno sulla carta, è quello di Aprilia (delibera del Consiglio comunale n. 7 del 21/02/2013). Gli altri Comuni per il momento restano a guardare, salvo poi scendere in piazza quando arrivano dall’alto le decisioni commissariali. Se davvero gli amministratori locali vogliono risolvere, possono da subito copiare la delibera di Aprilia.
CI GUADAGNEREMMO TUTTI
E che la scelta di non produrre più rifiuti non riciclabili sia un ottimo affare per i cittadini, recentemente lo ha dimostrato in un apposito documento la Rete Zero Waste Lazio: nel solo Comune di Roma con questa strategia si risparmierebbero circa 280 milioni di euro all’anno (220 per mancato conferimento in discarica e agli inceneritori, più altri 60 per gli incassi dai Consorzi che si occupano di recupero e riciclaggio). Noi abbiamo proiettato questo parametro a livello regionale con il risultato che si potrebbero avere guadagni, tra risparmi e incassi aggiuntivi, per circa 600 milioni annui. Una cifra con la quale ci si potrebbero pagare oltre 20 mila posti di lavoro per effettuare una seria raccolta differenziata con il sistema “porta a porta”, senza avere mai più emergenze. Soprattutto quelle costruite a tavolino.