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Gestione rifiuti più costosa del Lazio

Grazie alla casta, bolletta rifiuti da record. Sovratassa per la discarica

Oltre ai fiumi di soldi che hanno sperperato per i fatti loro, i pupazzi della casta regionale ci sono costati e ci continuano a costare uno sproposito per tutto ciò che non hanno fatto e/o che hanno fatto male. L’ultima compagine al potere nel Lazio, come i predecessori, ci lascia in eredità un pesantissimo conto da pagare in mancati risparmi, soluzioni farlocche e interventi a favore delle solite lobby che spolpano il Paese e il territorio. I personaggi sono sempre gli stessi e i politici sono legati a doppio filo con essi.

RAPINA DI SOLDI E AMBIENTE

Prendi l’immondizia: i più recenti dati ufficiali vedono il Lazio come la regione del centro Italia messa peggio, ad un indecente quindicesimo posto nella classifica nazionale per raccolta differenziata raggiunta. Sta scritto sul Rapporto rifiuti 2012 dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Dopo la tanto bistrattata Campania. I sudditi laziali subiscono la bolletta dell’immondizia più alta d’Italia: complessivamente quasi un miliardo e 137mila euro. Salassata imposta da una casta succube dei monopolisti dell’immondizia e complice di una rapina mista a truffa. Secondo Federambiente, la spesa complessiva per il “servizio” rifiuti nel Lazio è aumentato di oltre il 76%, schizzando a più di un miliardo di euro l’anno (oltre un ottavo dell’intero costo nazionale per smaltire i rifiuti). Per non parlare del massacro dei terreni, delle falde acquifere e dell’aria causata dalla gestione malata dei rifiuti. Uno sfacelo ambientale ed economico che ha come co-protagonisti, compari e complici Sindaci, assessori e consiglieri comunali in quasi tutti i feudi del piccolo reame dei mangiatori di ostriche della Pisana. E le bollette sono destinate ad aumentare.

LEGGE INAPPLICATA

Entro il 31 dicembre di quest’anno ciascun Comune dovrebbe raggiungere il 65% di raccolta differenziata dei propri rifiuti. Un obiettivo in linea con l’Europa, ma praticamente rimasto un miraggio lontano. A parte qualche rarissimo caso, nessun Sindaco, nessuna giunta, nessun consiglio comunale è stato capace di ottenere questo risultato nel Lazio. Eppure, a ben guardare, il nostro Paese si era dotato di norme all’avanguardia per favorire una gestione dei rifiuti sana e sostenibile, al livello di salute, ambiente e finanza locale. Ben prima degli obblighi europei, nel 1995 fu introdotto il Tributo speciale per il deposito in discarica. Ribattezzato ecotassa, voleva scoraggiare lo smaltimento in discarica. Questo “sovrapprezzo” sui materiali non separati nel Lazio è stato imposto con la legge regionale 42 del 1998 e sarebbe dovuto diminuire di anno in anno fino a scomparire, facendo sparire anche discariche ed inceneritori, impianti che lasciano comunque un buon 20% di pericolose ceneri, a loro volta da smaltire in discarica come rifiuti speciali, oltre a bruciare ciò che invece si potrebbe rivendere e a produrre fumi nocivi.

SALASSI SENZA”ˆRISOLVERE”ˆNULLA

Nel 2011 l’ecotassa ci è costata 42 milioni di euro, circa 30 euro a famiglia in media, che dovevano servire ad incentivare la differenziata e a far superare il barbaro metodo di seppellire la spazzatura (spesso anche i fusti nocivi, tossici e pericolosi, come ad esempio a Latina dove confluivano interi carichi di rifiuti industriali del megapolo chimico farmaceuticopontino). Risultato: dopo 14 anni dall’introduzione dell’ecotassa nel Lazio, siamo ad un ridicolo 16,5% di raccolta differenziata (Ispra 2012). Il resto finisce sotto terra. E in discariche come quelle di Latina (Borgo Montello-Bainsizza) ed Albano (Roncigliano, accanto ad Ardea e Pomezia) l’Arpa ha trovato le falde acquifere inquinate. Con l’ecotassa la differenziata doveva volare e le bollette sui rifiuti sarebbero dovute scendere. E invece ci risiamo: le bollette dell’immondizia aumenteranno ancora. È o no un sistema fraudolento? È o no una rapina di natura e quattrini? Le amministrazioni che non lo hanno impedito hanno fatto da palo o no?

AUMENTI IN VISTA QUASI”ˆOVUNQUE…

La legge, il cosiddetto Codice dell’ambiente, prevede che a chi non raggiunge gli obiettivi minimi di differenziata nel tempo stabilito, si applica un’addizionale del 20% sull’ecotassa. In soldoni, nelle città e nei paesi dove la differenziata è a zero, le famiglie pagheranno il 20% secco in più (vedi riquadro a pag. 5). A meno che non scatti la deroga in extremis. In fondo siamo il Paese delle proroghe. Stesso copione dell’acqua all’arsenico: si rimanda la scadenza per adempiere. Hanno sempre fatto così, ad esempio l’obiettivo del 45% per cento minimo di differenziata entro il 31 dicembre 2008 è stato modificato alzandolo al 60% ma entro il 31/12/2011. Potrebbe accadere che anche per quest’anno facciano lo stesso giochetto e così eviteremmo almeno l’ulteriore aumento dell’ecotassa. Una magra consolazione.

…SE NON”ˆARRIVA”ˆLA”ˆSOLITA”ˆDEROGA”ˆ

Ma il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini da Latina ha detto e ribadito che lui deroghe non ne concederà. Ma poi per Roma ad agosto ha fatto l’esatto contrario, rimandando di 4 anni la scadenza per arrivare al 65% di differenziata. Una ipoteca sull’intera regione, visto che Roma produce circa il 60% dei rifiuti del Lazio. Uno scandalo, al quale rischiano di aggiungersi salatissime multe europee. «Il Lazio – si legge nel Rapporto rifiuti Ispra 2012 -, con oltre 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti, è la regione che smaltisce in discarica la maggiore quantità di rifiuti urbani, pari al 74% di quelli prodotti». Oltre agli sperperi, alle auto blu, ai festini e alle ostriche, questo è uno dei prezzi più alti che ci hanno lasciato da pagare gli eunuchi e le gran signore della Regione e i loro camerieri nelle amministrazioni locali.

27/09/2012
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