Gli avvocati raccontano che nei giorni intorno a Ferragosto le richieste di permessi o di revisione del regime di carcerazione aumentano: perché fa caldo e le grate alle finestre sono così fitte che fanno entrare solo l’umido lasciando fuori aria e sole, perché con le feste la voglia di stare con la famiglia diventa nostalgia, perché da Via Aspromonte non si vede il mare, ma in certi giorni arriva il rumore festoso di chi ci va passando per Via del Lido. Il carcere di Latina è un tutt’uno con la città: costruito nel 1934, due anni dopo la fondazione di Littoria, adesso è stato inglobato nel pieno centro cittadino. Ma sta lì come una bolla sospesa tra lo stadio e le case “Gescal”. Quello che si vede da fuori è un muro di cinta, perché all’interno c’è una stradina che costeggia il vero edificio che ospita i detenuti. La sezione femminile, di alta sicurezza, è stata costruita negli anni Ottanta e ospita anche le brigatiste irriducibili. Potrebbe accogliere al massimo 57 uomini e 28 donne, ma non sono mai meno di 150 con picchi di 180 persone in celle con letti a castello. A volte gli uomini sono costretti a dormire su materassi buttati per terra. Alle donne va meglio, ci sono anche celle singole con il bagno. I detenuti sono quasi sempre rinchiusi nelle loro celle. Ci sono corsi di alfabetizzazione (soprattutto per gli stranieri che sono presenti in numero drammaticamente crescente) e di scuola media inferiore, ma le superiori sono negate per mancanza di spazi. Ma le attività ricreative, tenute da associazioni esterne con volontari e docenti, sono tante: pittura, laboratori teatrali, attività di auto-aiuto per i detenuti con problemi legati all’alcol, inglese, per addetti alla cucina e pizzaioli, attività sportive che si svolgono nelle due piccole palestre allestite all’interno, yoga e cineforum che si tengono nella biblioteca. Questa rappresenta un vero punto di orgoglio: contiene infatti 3.500 libri più duecento per la sezione scolastica. Il teatro l’anno scorso è diventato più piccolo, perché il vescovo ha voluto “regalare” agli ospiti una cappella per il culto cattolico, togliendo spazio alle loro attività ricreative.
29/08/2013