Come in una sorta di gioco dell’oca però ce ne sono altre di spese, tipo quella per i gruppi consiliari (previste all’articolo 11), che sembrerebbero fintamente tagliate ed anzi, persino maggiorate. Infatti le coalizioni che si sono presentate alle ultime elezioni regionali con un unico programma elettorale, almeno quelle che hanno ottenuto seggi, erano tre. Ma oggi i gruppi consiliari presenti alla Pisana sono dodici. Un po’ meno rispetto alla precedente consiliatura, ma grosso modo la “solfa” è la stessa, perché ogni gruppo continua ad avere a disposizione un proprio malloppo. E allora andiamo a vedere intanto come sono formati questi “gruppi”.
Mentre alla Camera e al Senato servono rispettivamente almeno 20 deputati e 10 senatori per formare uno, altrimenti si viene iscritti d’ufficio al gruppo misto, alla Regione Lazio questa stravagante regola non conta nulla. Quattro “gruppi” (intenzionalmente li indichiamo tra virgolette) sono formati da un solo consigliere: la legge attuale lo consente, visto che sono gli unici eletti nelle rispettive liste, ma non si capisce perché chiamarlo in quel modo, visto che per definizione si indica una pluralità. Tra l’altro le stesse persone, oltre ad esserne il solo componente, sono pure “capogruppo”; fino al mese scorso anche questa carica percepiva una specifica indennità, ma ora la devono svolgere gratuitamente.
Inoltre, decisamente ancor più curioso è il fatto che molti degli attuali consiglieri regionali, pur essendo regolarmente iscritti ad un partito che li ha collocati in una posizione tale da poter essere eletti, (soprattutto quelli appartenenti al cosiddetto “listino” e alle liste con i nomi dei candidati Presidente), invece di essere iscritti al relativo gruppo del partito di appartenenza, risultano tutt’oggi inseriti in altri gruppi consiliari formati “ad hoc”. In sostanza c’è gente che ha la tessera in tasca, ma che sta in un altro gruppo per farlo esistere e per fare numero. Il motivo di queste strane combinazioni (lo avevate già indovinato?) sta nei soldi.
A seguito dello scandalo “Batman-Fiorito” il governo Monti allora in carica emanò il decreto n. 174/2012, che prevedeva una serie di misure per ridurre i costi della politica anche nelle Regioni. Specificamente, con l’art. 2 di quel decreto è stata dettata una procedura che limita le dotazioni per i gruppi consiliari, ma che conferma la possibilità da parte dei gruppi stessi (anche quelli formati da un solo consigliere) di assumere personale esterno ll’amministrazione, conteggiando però il personale già assegnato. L’importo è stato calcolato con la deliberazione della Conferenza Stato – Regioni del 6 dicembre 2012, la quale ha previsto come riferimento massimo il costo lordo di una unità di personale in posizione D6; cioè 45 mila euro l’anno. C’è qualche nostro Consigliere che si è lamentato dell’esiguità di tale cifra: gli toccherebbe rispondere da solo al telefono e persino “leggersi il bilancio”! Attenzione però: quest’importo va moltiplicato per il numero dei consiglieri facenti parte di ogni gruppo.
Con la legge regionale approvata a fine giugno, invece, il metodo di assegnazione di tali fondi è stato stabilito in modo ben diverso, attraverso due criteri: 1) 5 mila euro fissi per ogni Consigliere componente; 2) 5 centesimi di euro per ogni abitante della Regione, diviso per il numero dei Consiglieri attualmente in carica. A ciascun gruppo quindi, anche e proprio quelli formati da una sola persona, andrebbero almeno 10 mila e 500 euro: al mese o all’anno? Non si sa perché nella legge regionale non c’è scritto! La differenza non è di poco conto.