Anche per quest’anno sul nostro litorale sono state attribuite per tempo “bandiere blu” e altri punteggi vari (vedi le “vele” di Legambiente) a questo o a quel Comune costiero che dimostrerebbero (mediaticamente, più che altro) la purezza delle rispettive acque di balneazione. Il nostro mare è “limpido”, c’è da stare tranquilli. Forse. Addirittura c’è stata persino l’ennesima inserzione a pagamento sui quotidiani locali di Acqualatina SpA, gestore del servizio idrico nell’ATO 4 a Latina e provincia, Anzio e Nettuno, che rivendicava il merito per l’assegnazione di tali “bandiere”, in conseguenza del netto miglioramento del servizio di depurazione e fognatura, grazie alla sua gestione.
Depurano o inquinano?
E allora come mai quegli stessi Comuni “imbandierati” figurano sistematicamente anche quest’anno negli elenchi del Ministero della Salute relativi ai divieti di balneazione? Divieti che poi sono gli stessi degli anni passati, senza significative variazioni. E visto che l’inquinamento delle coste in gran parte è dovuto alla presenza delle foci di corsi d’acqua a loro volta inquinatissimi, ci possono essere Comuni che sul proprio litorale ne hanno più d’una (come Latina e Terracina) e altri che non hanno nessuna (come Sperlonga, ad esempio); allora, che senso ha premiare un Comune piuttosto che un altro? Forse per il semplice fatto che alcuni (vedi Sabaudia e la stessa Sperlonga) sono stati così “furbi” da disperdere in mare aperto i reflui dei rispettivi depuratori attraverso delle condotte sottomarine? Sono tutte domande che restano come al solito senza risposte, anche se il problema si aggrava di anno in anno.
Come sempre, ci deve pensare la Magistratura
Si susseguono infatti i sequestri dei depuratori e le indagini della Magistratura: l’ultima, solo in ordine di tempo, riguarda il depuratore di Marino, con un procedimento a carico del dirigente responsabile di Acea Ato 2 Spa. Lo scorso novembre è arrivata la prima condanna rispetto al depuratore di Aprilia, che ha inquinato gravemente per oltre 10 anni le acque fino a Latina: condannato l’ex amministratore delegato di Acqualtina . Alcuni anni fa, a Terracina è stata persino emessa una sentenza che impone la demolizione del depuratore di Via delle Cave a causa dell’inquinamento provocato soprattutto in estate. Ma la sentenza può essere eseguita solo quando sarà pienamente funzionante il sostitutivo depuratore di Borgo Hermada. 42 dei 60 depuratori sotto Acqualatina hanno problemi.
Ad Ardea il depuratore, dove confluiscono montagne di scarichi dai Castelli, è cronicamente al collasso, a Velletri ci sono almeno 13 scarichi illegali… Ormai non si contano più i malfunzionamenti (Nettuno, Sezze, Latina, ecc.), denunciati da cittadini esasperati.
Un circolo vizioso che mangia soldi pubblici
Ancora oggi ci sono paesi e città dei Castelli Romani e dei Monti Lepini sprovvisti di depuratore, tant’è che un terzo dei reflui della nostra zona non risultano trattati e il 70% è “trattato” con i risultati che abbiamo visto, determinando un “effetto accumulo” nei corsi d’acqua.
Tutte le Amministrazioni comunque continuano a rilasciare concessioni edilizie che necessitano di altrettante autorizzazioni definitive allo scarico, senza le quali non si può avere il certificato di abitabilità. Ma le autorizzazioni allo scarico, attualmente, possono concederle solo i gestori del servizio idrico (Acea Ato 2 SpA e Acqualatina SpA), ai quali è stato lasciato un potenziale potere di fare pressione enorme: “io non ti dò l’autorizzazione allo scarico se tu Amministrazione non migliori gli impianti mettendoci i soldi”. Pubblici, ovviamente. Mentre le multinazionali e gli altri soggetti privati che hanno il vero potere dentro i gestori idrici non ci mettono granché. Incassano.