Il liceo Pascal di Pomezia aveva lanciato l’allarme già prima della pandemia. Due missive della dirigenza dell’istituto, datate 13 febbraio e 16 febbraio 2020, esponevano rispettivamente alla Città Metropolitana di Roma Capitale e al Comune di Pomezia il problema relativo agli spazi ormai insufficienti per accogliere le numerose nuove iscrizioni. Il liceo in questi giorni è al centro delle polemiche per avere introdotto, tramite votazione in consiglio d’istituto, nuovi criteri meritocratici, tra i quali la media dei voti in uscita dalla scuola media, per l’ammissione di nuovi studenti. Da quanto emerge in queste ore, tuttavia, non si tratterebbe di una decisione di stampo elitario bensì di una scelta presa per far fronte alla drammatica situazione logistica di cui gli enti competenti, peraltro, erano stati informati da tempo.
Nel pomeriggio di ieri il consiglio d’istituto del Pascal si è riunito e ha diffuso un comunicato stampa volto a spiegare i motivi reali della decisione. “L’inclusione ed il diritto allo studio si assicurano non con le parole, bensì con i fatti”, esordisce la nota. “Costretti, nostro malgrado, a contenere in ingresso le iscrizioni sempre troppo numerose rispetto agli spazi disponibili, abbiamo scelto di coniugare i criteri del merito, del consiglio orientativo della scuola media ed il criterio geografico. Quello del merito, da noi introdotto per la prima volta quest’anno e criticato in questi giorni dalla stampa, si è reso necessario per assicurare il diritto allo studio anche agli studenti di aree decentrate, come ad esempio quella di Ardea. Gli studenti di questa città, infatti, qualora venissero esclusi da noi soltanto in virtù del criterio di vicinorietà, non avrebbero alcuna possibilità di frequentare un liceo, poiché nel loro comune addirittura non esiste alcuna scuola superiore. Con la nostra decisione, invece, diamo una scuola a chi non ce l’ha”.
“Il nostro Istituto, additato sulla stampa come ‘elitario’ – precisa il consiglio – ha più volte richiesto gli spazi necessari ad accogliere tutti gli studenti per garantire le loro scelte e abbiamo, per questo, trasmesso agli organi competenti ripetute richieste (…), ad oggi non soddisfatte“.
“Nell’anno scolastico 2019-2020 sono uscite 9 quinte e sono entrate 13 prime, ognuna formata da 29-31 studenti. Inoltre, 9 laboratori sono stati tutti convertiti in aule sacrificando la qualità dell’offerta formativa – spiega il consiglio d’istituto del Pascal – Pertanto, non abbiamo più aule da occupare, né spazi da riconvertire. Da scuola davvero inclusiva quale siamo sempre stati, siamo comunque pronti ad eliminare qualsiasi criterio selettivo, mai utilizzato negli ultimi 13 anni, nel caso in cui ci venissero concesse le aule necessarie (ed idonee ad un’attività didattica di qualità) per accogliere tutti, da Pomezia ad Ardea”.
È la stessa Città Metropolitana di Roma Capitale, del resto, ad aver invitato le scuole superiori a non accettare iscrizioni in numero superiore agli studenti in uscita dalle quinte classi. Nella missiva del 13 febbraio 2020, indirizzata proprio a Città Metropolitana, la dirigente scolastica Laura Virli evidenziava che il liceo Pascal non era nelle condizioni di seguire questa direttiva, segnalando anche che “la situazione potrebbe aggravarsi nei prossimi anni vista la crescita demografica positiva dei territori di Pomezia e Ardea”. La professoressa chiedeva infine, con urgenza, un “incontro di concertazione” con tutte le parti coinvolte per la disamina della questione sulla mancanza degli spazi didattici per il prossimo anno scolastico e i successivi”.
Della situazione era informato anche il sindaco di Pomezia, Adriano Zuccalà, a cui dopo una riunione in Comune, in una lettera del 16 febbraio 2020 è stata sottoposta la continua crescita di nuovi iscritti al Pascal e il fatto che, in proiezione, questo numero è destinato a crescere. La necessità della scuola è sempre la stessa: altri spazi per le aule, per continuare ad accogliere tutti gli studenti. Ma queste richieste sono rimaste finora lettera morta.