Al 31 dicembre 2010 è salito ad oltre 11,5 miliardi di euro il debito complessivo della Regione Lazio. Lo dimostra chiaramente l’ultimo bollettino dell’apposito Osservatorio regionale. Alla cassa fa un miliardo e mezzo in più rispetto al 2009. E per pagare questo debito, ammesso che non aumenti ancora, ogni cittadino residente (bambini e anziani inclusi) dovrà pagare almeno 160 euro all’anno. Per trenta anni. Fino al 2040 (prima era fino al 2038). Se tutto va bene.
Infatti anche quest’anno dovremo scucire 872 milioni di euro, solo per continuare a finanziare quel debito. Quasi 150 milioni in più rispetto all’anno precedente. Ma è ormai chiaro che, se siamo sempre più indebitati, è solo perché qualcuno, intenzionalmente, ci sta indebitando ed ha interesse che il Lazio non si liberi dalla catene debitorie.
Infatti anche quest’anno dovremo scucire 872 milioni di euro, solo per continuare a finanziare quel debito. Quasi 150 milioni in più rispetto all’anno precedente. Ma è ormai chiaro che, se siamo sempre più indebitati, è solo perché qualcuno, intenzionalmente, ci sta indebitando ed ha interesse che il Lazio non si liberi dalla catene debitorie.
Il Caffè l’aveva scritto ad ottobre 2008 che l’enorme debito regionale rischiava di esplodere se non si metteva mano a quelle stranissime operazioni con prodotti finanziari derivati. Ossia a quegli stessi giochi tossici di borsa che stavano determinando la crisi finanziaria mondiale. Così pericolosi che nel 2008 il Ministero dell’Economia ha proibito agli enti locali di ricorrere a questi strumenti finanziari per far fronte ai propri fabbisogni di cassa. Ci chiedevamo, ad esempio, come mai una chiacchieratissima banca d’affari molto attiva in zona, la Depfa Bank (tedesca in tutto e per tutto, ma residente in Irlanda per motivi fiscali) detenesse circa 1,5 miliardi di “crediti sanitari” proprio della Regione Lazio. Crediti poi trasformati in obbligazioni e rivenduti sui mercati finanziari internazionali. Come garanzia la Regione ha messo 49 strutture sanitarie (tra cui l’Ospedale San Carlo di Sezze, la Asl di Piazza Celli a Latina).
A gestire il tutto erano sconosciuti avvocati inglesi, tra essi anche uno ultraottantenne, senza alzarsi dalla loro poltrona di Londra. Depfa Bank è tra gli 11 istituti internazionali di credito che la Giunta Polverini, nelle settimane scorse, ha citato in giudizio affermando che i contratti con cui hanno prestato soldi al Lazio “presentavano un’elevata propensione al rischio incompatibile con la necessità di mera copertura dei tassi di interesse e di cambio”. Una fregatura, insomma. Perciò la Polverini, per il periodo tra il 1998 e il 2007, gli chiede un risarcimento di 82,86 milioni di euro (più interessi) “illecitamente percepiti” per quei titoli derivati. Sono soldi che, secondo la Regione, le banche gli avrebbero addebitato per costi occulti legati a pagamenti con i famigerati “swaps”, i più comuni prodotti finanziari derivati in circolazione, capaci di strozzare letteralmente il debitore. Sono una sorta di assicurazione che deve garantire la restituzione di un prestito. Assicurazione pagata dallo stesso debitore. Per questo si chiamano “derivati”, perché derivano da uno o più debiti messi insieme da chi vende le rispettive obbligazioni. Cioè dalle “società veicolo” delle banche d’affari. L’iniziativa della Giunta Polverini, anche se interessa una cifra alquanto modesta rispetto alla montagna di debiti che si stanno accumulando nel bilancio regionale, rappresenta comunque un preciso segnale a quei mercati finanziari che pensano di poter continuare a giocare la partita con le proprie, assurde, regole.
Non a caso una delle banche citate in giudizio, la Merrill Lynch (accusata dalla Polverini di aver percepito illecitamente 11,3 milioni di euro), ha subito risposto presentando un controricorso. Ma lo ha presentato, per così dire, in casa propria. Cioè alla Corte Suprema di New York. Il Caffè aveva spiegato queste pericolose situazioni direttamente all’ex Assessore regionale al Bilancio Luigi Nieri, ma non pare che la giunta Marrazzo si sia mossa. E il dado ormai è tratto e c’è poco da discutere: i cittadini del Lazio stanno pagando e pagheranno più del doppio di quel miliardo e 200milioni di euro ricevuti in prestito attraverso un diabolico meccanismo di obbligazioni.
A gestire il tutto erano sconosciuti avvocati inglesi, tra essi anche uno ultraottantenne, senza alzarsi dalla loro poltrona di Londra. Depfa Bank è tra gli 11 istituti internazionali di credito che la Giunta Polverini, nelle settimane scorse, ha citato in giudizio affermando che i contratti con cui hanno prestato soldi al Lazio “presentavano un’elevata propensione al rischio incompatibile con la necessità di mera copertura dei tassi di interesse e di cambio”. Una fregatura, insomma. Perciò la Polverini, per il periodo tra il 1998 e il 2007, gli chiede un risarcimento di 82,86 milioni di euro (più interessi) “illecitamente percepiti” per quei titoli derivati. Sono soldi che, secondo la Regione, le banche gli avrebbero addebitato per costi occulti legati a pagamenti con i famigerati “swaps”, i più comuni prodotti finanziari derivati in circolazione, capaci di strozzare letteralmente il debitore. Sono una sorta di assicurazione che deve garantire la restituzione di un prestito. Assicurazione pagata dallo stesso debitore. Per questo si chiamano “derivati”, perché derivano da uno o più debiti messi insieme da chi vende le rispettive obbligazioni. Cioè dalle “società veicolo” delle banche d’affari. L’iniziativa della Giunta Polverini, anche se interessa una cifra alquanto modesta rispetto alla montagna di debiti che si stanno accumulando nel bilancio regionale, rappresenta comunque un preciso segnale a quei mercati finanziari che pensano di poter continuare a giocare la partita con le proprie, assurde, regole.
Non a caso una delle banche citate in giudizio, la Merrill Lynch (accusata dalla Polverini di aver percepito illecitamente 11,3 milioni di euro), ha subito risposto presentando un controricorso. Ma lo ha presentato, per così dire, in casa propria. Cioè alla Corte Suprema di New York. Il Caffè aveva spiegato queste pericolose situazioni direttamente all’ex Assessore regionale al Bilancio Luigi Nieri, ma non pare che la giunta Marrazzo si sia mossa. E il dado ormai è tratto e c’è poco da discutere: i cittadini del Lazio stanno pagando e pagheranno più del doppio di quel miliardo e 200milioni di euro ricevuti in prestito attraverso un diabolico meccanismo di obbligazioni.
10/01/2011