Il Lazio vanta purtroppo vari record tutt’altro che positivi: ogni cittadino laziale, bebè compresi, ha il più grosso debito sanitario del Paese: 152 euro a testa contro 29 euro della media nazionale, solo nel 2011. Mentre il disavanzo cumulato pro capite dal 2002 al 2011 totalizza 2.434 euro. Del resto, insieme con la Campania, la Regione Lazio è debitrice di quasi i 2/3 (il 63%) dell’intero debito sanitario nazionale. Inoltre, nella nostra regione ci sono più tumori della media, specialmente tra le donne, abbiamo il record di fumatori (specie tra i minori), siamo i più grossi consumatori di farmaci dello Stivale: 1.056 dosi al giorno a testa ogni mille abitanti (+ 38,8% negli ultimi 10 anni, con popolazione sostanzialmente invariata) contro 963 consumate mediamente in Italia e trangugiamo più antibiotici della media, anche se un po’ meno che nel decennio passato. E questo boom di antibiotici è un pericolo, visto che – ricordano gli esperti dell’Osservatorio – si sono diffusi batteri resistenti a questi medicinali per cui l’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda di consumarne meno. È legittimo il sospetto che ci sia un eccesso di prescrizioni.
Eccesso pure nei tagli cesarei: quasi un bimbo su due viene fatto nascere così, mentre l’Oms raccomanda che questo accada massimo nel 15% dei casi. In generale, i pazienti restano in ospedale più a lungo qui nel Lazio rispetto al dato medio nazionale. Male anche un altro indicatore ritenuto spia di una buona sanità, l’operazione entro 2 giorni degli anziani che si rompono il femore: questa buona pratica si verifica in circa un quarto dei casi, a fronte di oltre una volta su tre al livello nazionale. E anche sui decessi riconducibili ai servizi sanitari zoppichiamo: il tasso di mortalità evitabile, anch’esso ritenuto indice di efficienza, nel Lazio è del 62,5 e supera quello medio nazionale (61,7). La vera malata, in sostanza, è la gestione della sanità laziale, vittima di speculazioni finanziarie e dello smantellamento della strutture pubbliche a vantaggio di pochi famelici mercanti a braccetto di certa politica. Al centro, purtroppo, ci sono i quattrini e il potere. E giù con tagli per far quadrare i conti sballati e il sistema drogato.
«Il rischio è che questi ulteriori sacrifici (ad es. la recente Spending review) aggravino il divario tra le risorse disponibili e quelle necessarie per rispondere in modo adeguato alle attese, intaccando ancor di più una copertura pubblica già incompleta», avvertono gli autori del Rapporto Osservasalute. E perciò «si potrebbe generare un impatto negativo sulle condizioni di salute della popolazione, con gravi conseguenze anche sul piano economico. Naturalmente – precisa il rapporto – il rischio è più accentuato nelle regioni assoggettate a Piano di Rientro». Come il Lazio, appunto, dove il debito sfiora i 12 miliardi di euro.