Voci di corridoio dicono che comunque verrà presto approvata, ma intanto c’è stato un evidente passo indietro. In politica si inseriscono nell’ordine del giorno certe questioni quando c’è già il consenso per approvarle: nessuno è così sprovveduto da portare in votazione una questione così importante andando allo sbaraglio; siccome c’è stato un rinvio, significa che qualcosa dev’essere andato storto. La proposta per la ripubblicizzazione del servizio idrico nell’ATO 4 è sbucata dal nulla. Il Presidente della Provincia Armando Cusani, che per delega legislativa presiede anche l’ATO stesso, in vista dell’ultima Conferenza dei Sindaci, aveva convocato la consueta riunione dell’Ufficio di Presidenza per il 9 settembre scorso.
Gli argomenti erano 7: oltre al rinnovo dello stesso Ufficio di Presidenza e alla delibera sulla “presunta” restituzione dei soldi alle utenze, c’era da approvare la solita sfilza di ratifiche per gli incarichi già assegnati dallo stesso Cusani al solito avvocato. Come sempre c’è qualche Comune ribelle che rifiuta l’allineamento politico che fin dall’inizio ha caratterizzato la vicenda ed ogni occasione è buona per continuare a spendere soldi pubblici per inutili cause tra enti locali. Il 13 settembre scorso, invece, l’Uffico di Presidenza è stato nuovamente convocato e magicamente è comparsa la proposta di incaricare lo stesso Cusani, sempre in qualità di delegato dalla Conferenza dei Sindaci, di avviare una trattativa con i francesi di Veolia, ormai rimasti gli unici proprietari della società che ha in mano il capitale di minoranza di Acqualatina, cioè Idrolatina Srl. Una società, quest’ultima, costretta ad un curioso “vagabondaggio” negli ultimi anni. Trasferita a Torino dall’iniziale sede di Latina il 17 luglio 2007 (mentre era in corso l’inchiesta della Procura della Repubblica di Latina che ha portato agli arresti iniziali dei vertici di Acqualatina), è approdata poi a Milano in via Lampedusa 13, dove ha tutt’oggi residenza nel quartier generale del gruppo Pisante (comproprietari nei primi anni ’90 della discarica di Borgo Montello) e dove sono acquartierati anche gli affari in Italia di Veolia Eau – Compagnie Generale des Eaux Sca.
La trattativa dovrebbe consistere, come detto, nell’acquisto da parte dei Comuni soci di Acqualatina dell’intero pacchetto azionario di Idrolatina. A base di tale intento dicono che ci sarebbe anche qui la necessità di rispettare sia la volontà espressa dagli italiani con i referendum, sia le sentenze della Corte Costituzionale. Guarda caso però la situazione economica di Acqualatina è da tempo al limite del collasso finanziario. Tanto che i suoi amministratori lo scorso anno si sono dovuti presentare a Londra per rinegoziare il finanziamento con la Depfa Bank.
A quali nuove condizioni non è dato sapere. Né i nostri cari Sindaci si sono adoperati per conoscere e capire quali altri “oneri finanziari” sono stati caricati sul groppone di una società partecipata dai loro stessi Comuni. Dunque non è infondato il sospetto che in realtà si tratti di un’operazione fatta ancora una volta per avvantaggiare il socio privato (il quale nel frattempo ha ceduto in pegno tutte le sue azioni alla banca per ottenere il mutuo), spacciandola per un’operazione di ripubblicizzazione del servizio. Ripubblicizzazione che in tutto il resto del mondo, ad iniziare da Parigi, è avvenuta per volontà di Sindaci che hanno assecondato la volontà popolare, mentre qui da noi succede il contrario: è il privato a volersi disfare del servizio idrico. Una ripubblicizzazione che comunque è auspicabile, ma prima è bene portare i libri sociali di Acqualatina in Tribunale.