SI SAPEVA TUTTO DA ANNI
La Relazione della Regione, con cui hanno chiesto nel 2009 la terza deroga, dice addirittura che «le concentrazioni riscontrate da Acea Ato 2 […] erano in alcuni casi superiori anche ai V.M.A. fissati dal Consiglio Superiore di Sanità», cioè oltre i 50 μg/l consentiti dalle deroghe. Stessa cosa c’era pure nell’Ato 4 (Cisterna), ma la Relazione non lo dice. L’emergenza era ben nota da molto tempo ed è proprio chi dovrebbe tutelare la nostra salute ad avere le maggiori responsabilità. A cominciare dai Sindaci. Già le relazioni del Garante regionale del servizio idrico riferite al 2004 (primo anno in cui fu chiesta la deroga), dicono chiaramente che sia nell’ATO 2 (Provincia di Roma) che nell’ATO 4 (Provincia di Latina) «il problema si è rilevato molto più esteso del previsto». Ma non succede nulla. I gestori a parole si impegnano a risolvere nei tempi stabiliti: vedremo, faremo, stiamo progettando, siamo in corso d’opera, informeremo tutti. Le parole magiche sono: «Stiamo monitorando». Intanto arrivano le deroghe e tutti si mettono l’anima in pace e dicono che è tutto sotto controllo.
RIUNIONI IMPORTANTI SNOBBATE
Così si arriva a febbraio 2008. Mancano ancora quasi due anni alla seconda e ultima deroga che la Regione Lazio poteva concedere di suo pugno. Coscienziosamente, nel concederla, la stessa Regione istituisce un Tavolo Tecnico. Presso l’Assessorato all’Ambiente vengono convocate tutte le istituzioni interessate al problema, nonché i gestori, con riunioni distinte per ogni singolo ATO. Le riunioni dovevano servire anche e soprattutto a definire precisi piani di rientro. O che per lo meno avviassero la soluzione del problema. Altro scopo dei Tavoli era «garantire la totale trasparenza e informare, tutti i soggetti coinvolti, sullo stato dei lavori e sui programmi» che Acea Ato 2 e Acqualatina intendevano attuare per riportare l’arsenico nel limite di legge (10 μg/l). A quelle riunioni non s’è presentato nemmeno un Sindaco dei Castelli Romani né dei Comuni assoggettati ad Acqualatina. Assente anche la Asl e l’Autorità Ato di Latina.
ACEA”ˆATO 2: RITARDI DA SUBITO
Il 12/2/2009, alla riunione per l’ATO 2 (Castelli Romani), i rappresentanti di ASL RMH e Regione fanno presente al gestore Acea Ato 2 SpA e ai rappresentanti dell’Autorità d’Ambito, che – scaduta la seconda proroga (31/12/2009) – non si poteva andare avanti così: 8 Comuni e 110mila abitanti interessati, slittamenti nei tempi relativi ai lavori annunciati e programmati. Sui Castelli erano previsti 25 milioni di euro per i relativi lavori: li avrebbe “anticipati” il gestore, per poi recuperarli con le bollette. Il gestore risponde che stanno facendo qualcosa un po’ in tutti i Comuni. Comunque paventano la necessità di una ulteriore proroga anche per tutto il 2010. Della soluzione nei Comuni che ancora non avevano ceduto gli impianti alla società (tipo Ardea) nulla è dato sapere. Comunque in tre anni il problema sarebbe scomparso. Un’oretta di discussione e poi, a mezzogiorno meno un quarto, tutti a casa.
ASL LATINA E SINDACI ASSENTI
Le riunioni per l’ATO 4 (Latina) sono state due (16 e 23 febbraio 2009). Alla prima c’erano solo tre persone: i due funzionari dell’Assessorato regionale all’Ambiente responsabili del Tavolo Tecnico e il responsabile qualità del servizio di Acqualatina. Assenti: la Segreteria Tecnica Operativa, le ASL e tutti i Sindaci. Il funzionario di Acqualatina esplicita una formuletta che poi verrà ripetuta tale e quale in tutte le sedi e in tutte le salse: sta andando tutto bene. Anzi, gli interventi vanno sospesi perché l’arsenico è sceso, altalenando, vicino al limite di legge (10 μg/l). Questo – dice Acqualatina – probabilmente perch锈hanno pompato meno acqua. E così hanno pensato bene di «riconsiderare i piani d’azione definiti alla luce di un nuovo periodo di monitoraggio analitico, congiuntamente con il Servizio di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione (della ASL, ndr)». Perciò, solo alla fine del monitoraggio (gennaio 2010) «sarà possibile definire se l’abbassamento dei valori dell’arsenico sia stabile». A questo punto «si potrà stabilire se gli ingenti e onerosi piani di azione previsti possano essere abbandonati o, altrimenti, nuovamente ristabiliti». In soldoni: ci siamo fermati (ammesso che ci fosse stata una partenza) perché pare che il problema si stia risolvendo da sé. Altrimenti saranno realizzati i lavori previsti per un totale di quasi 12 milioni di euro. Tutti definiti “extra – piano”: cioè i soldi non ce li avrebbe messi Acqualatina, ma la Regione o chi per essa; o eventualmente gli utenti con le bollette. Comunque soldi dei cittadini. Al Tavolo del 23/2/2009 sono di nuovo in tre: coi due funzionari regionali, solo in Vicesindaco di Priverno. Assente anche Acqualatina. Di nuovo assenti tutti i sindaci, la ASL e la STO dell’ATO.
E LA FAVOLA CONTINUA
Ma viene fuori che Acqualatina, dubitando che l’arsenico sia pericoloso per la salute umana, a luglio 2008 aveva auspicato di poter spuntare margini di tolleranza “intorno” al limite di legge, con la formula “più o meno x” nel documento che chiedeva altre deroghe: dice proprio così: + o -. Pazienza se l’Organizzazione Mondiale della Sanità già dal 1995 ha abbassato a 10 μg/l la concentrazione massima di arsenico. Limite recepito dalla legge italiana nel 2001. Chissà, forse è “più o meno” sbagliata la legge… Alla fine si arriva alla relazione della Regione che chiede all’Unione Europea la terza deroga. Come è andata a finire lo abbiamo già visto. La relazione si sforza di presentare un quadro positivo della situazione in atto. Lavori già fatti, lavori in corso, tutto già progettato, tutto programmato. Ma intanto chiede di nuovo la deroga per 50 microgrammi. A proposito dei Colli Albani dice che gli interventi «richiedono lavori pluriennali che non sono sempre compatibili con i tempi fissati dal D. Lgs. 31/2001». Come dire: fai pure la legge, tanto non si può rispettarla. Poi deve ammettere che in realtà non si sa ancora chi ci deve mettere i soldi. Infine, la Relazione regionale è costretta indirettamente ad ammettere che il problema si sta aggravando sempre di più. La favola continua.