Sono due nomi di primo piano quelli coinvolti nell’operazione della Guardia di Finanza che contesta a vario titolo una frode da 4 milioni di euro ad un politico di Marino e un commercialista di Anzio. Ad essere indagati sono Adriano Palozzi, ex sindaco di Marino e attuale consigliere regionale, esponente di Cambiamo con Toti, e il commercialista Natalino Monghese con aspirazioni politiche, in passato candidato a Sindaco di Anzio, che ha poi ritirato la sua candidatura prima della formalizzazione delle liste.
La Finanza ha chiesto e ottenuto dalla Procura della Repubblica di Velletri due provvedimenti urgenti di sequestro di beni per equivalente della somma contestata. Tutte le somme contestate dalla Finanza sono state quindi trovate e bloccate. I provvedimenti sono stati convalidati dal Giudice per le Indagini preliminari del Tribunale.
Le misure applicate costituiscono l’epilogo di complesse indagini nei confronti di una impresa di trasporti e logistica stabilitasi di recente a Pomezia, ma proveniente da Anzio, e sono state eseguite dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Roma e dalla Compagnia di Nettuno prima che questa passasse di mano per cambiare sede legale.
Le risultanze di indagine sono emerse nel corso di una verifica fiscale, con cui le Fiamme gialle hanno appurato che la società, a fronte di spese sostenute per lo sviluppo di un’innovativa applicazione informatica per la gestione dei vari processi di lavoro, in realtà mai realizzato, aveva maturato un finto credito di imposta di oltre 1,6 milioni di euro, che era stato indebitamente compensato con debiti tributari e previdenziali.
Parallelamente, gli accertamenti delle Fiamme Gialle della Compagnia di Nettuno, coordinate dal II Gruppo di Roma, avevano disvelato che i vertici dell’impresa – che negli anni era riuscita ad acquisire rilevanti commesse da operatori della grande distribuzione – avevano trasferito soltanto formalmente la forza-lavoro dipendente in capo a cooperative costituite “ad hoc” e intestate a compiacenti “teste di legno”, con cui venivano simulati contratti di appalto di servizi. L’interposizione di tali soggetti giuridici aveva consentito alla società beneficiaria dei servizi di addossare gli oneri del personale a soggetti terzi. In tal modo, grazie all’evasione dell’IVA e al mancato versamento delle ritenute fiscali, previdenziali e assicurative, aveva praticato alla propria clientela prezzi vantaggiosi, ai danni delle imprese concorrenti rispettose delle regole.
Di recente una ulteriore cessione e la nomina di un ulteriore “prestanome” alla guida della società principale, hanno reso necessaria l’esecuzione urgente del sequestro preventivo dei beni. I due indagati, coinvolti con una terza persona prestanome, sono ritenuti i gestori di fatto dell’azienda.
Questa ricostruzione fatta dagli investigatori viene contestata da Adriano Palozzi che si è dichiarato estraneo ai fatti.
“In merito alle presunte condotte evasive poste in essere nella gestione della società coinvolta, ribadisco la mia totale estraneità ai fatti contestati, non essendomi mai occupato dell’amministrazione della società, tanto meno dei rapporti con l’amministrazione tributaria e fiscale”. Così, in una nota, il consigliere regionale. “Non posso che ribadire, pertanto, piena fiducia nella magistratura inquirente con la certezza che presto tutto si chiarirà”.
Sequestrati i beni per svariati milioni
Frode fiscale tra Anzio e Pomezia, indagato anche Palozzi, consigliere regionale
13/11/2021