A pochi giorni dal 25 Novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il reddito di libertà per le vittime di violenza è finalmente realtà. È stata infatti pubblicata sul sito dell’INPS la circolare relativa all’erogazione del ‘Reddito di libertà’, per il quale vengono stanziati 3 milioni di euro per l’annualità 2021. Un contributo concreto messo in campo nell’ambito del nuovo piano nazionale di contrasto alla violenza contro le donne per favorire la loro autonomia una volta superata la violenza, che sia questa psicologica o fisica. In questo modo le donne vengono sostenute non soltanto nella fase di denuncia, ma anche nella ricostruzione della propria identità, con misure di sostegno e di investimento tangibili. Il provvedimento riconosce infatti alle donne seguite dai Centri antiviolenza, con o senza figli minori a carico, una somma di denaro che le possa rendere autonome. Alla donna che ne farà richiesta saranno erogati 400 euro al mese per un anno per un totale di 4.800 euro. La domanda deve essere presentata all’INPS tramite il proprio Comune di residenza.
I REQUISITI PER CHIEDERLO
Il Reddito di libertà spetta alle donne seguite dai centri Cav, residenti in Italia, in possesso della cittadinanza italiana, o di uno Stato incluso nell’Unione Europea, o extracomunitarie in possesso di permesso di soggiorno Ue o di una carta di soggiorno per familiari extracomunitari di cittadini Ue. Nella norma che regola il reddito di libertà le donne straniere con lo status di rifugiate politiche e di protezione sussidiaria sono equiparate alle cittadine italiane. Il contributo è totalmente esentasse ed è comulabile con redditi di sostegno come il reddito di cittadinanza, indennità mensile di disoccupazione, Reddito di emergenza, cassa integrazione, assegni al sostegno familiare. Per presentare domanda bisogna rivolgersi al comune di residenza, compilare il modello allegato alla circolare Inps (sul sito www.inps.it), allegare la dichiarazione firmata dal rappresentante legale del centro antiviolenza e la dichiarazione firmata dal responsabile del servizio sociale professionale di riferimento territoriale. La documentazione va consegnata in Comune (importante è anche inserire l’Iban su cui farsi accreditare le cifre): sarà il comune a trasmettere la domanda all’Inps. “Finalmente il reddito di libertà è operativo – afferma la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti. Si tratta di una misura di straordinaria importanza, che aiuta le donne vittime di violenza a intraprendere un percorso concreto di riappropriazione della propria libertà, dando loro una speranza”.
DIPENDENZA NON SOLO AFFETTIVA
Una delle conseguenze principali della violenza domestica e degli abusi intra familiari è anche la cosiddetta violenza economica. “La donna – come spiega l’avvocato Luana Sciamanna, la quale da anni collabora con diversi CAV – è completamente dipendente, anche dal punto di vista finanziario, dal proprio partner. Così per le vittime diventa pressoché impossibile pensare di allontanarsi dalla condizione di sopraffazione relazionale anche, a causa della totale mancanza di mezzi economici, per questo spesso rinunciano a denunciare. I provvedimenti già previsti a livello nazionale e dalla Regione Lazio unitamente all’ultimo importante sostegno del “Reddito di Libertà” forniscono risposte concrete ai bisogni più elementari di donne e figli. Il Reddito di Libertà è, unitamente al gratuito patrocinio penale, un valido strumento per aiutare le donne ad uscire dalla violenza e ricostruire una vita al sicuro” conclude l’avvocato Sciamanna.
VIOLENZA E ABUSI, I DATI DEL 2021
Il rapporto Vite Violate del Ministero dell’Interno-dipartimento Pubblica sicurezza, ha analizzato i reati legati alla violenza di genere nel semestre gennaio-giugno 2021. Dall’analisi effettuata è emerso un calo dell’8% rispetto al 2020 (si passa da 20.764 del 2020 a 19.128 nel 2021) per i reati spia, ossia quei delitti indicatori di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica contro una donna. Nel periodo che va da gennaio a giugno 2021 si registra una diminuzione generale degli omicidi pari al 6% rispetto allo stesso periodo del 2020 (132 omicidi a fronte di 141). Nel semestre 2021 il numero delle vittime di sesso femminile diminuisce anche in ambito familiare/affettivo del 13%, passando da 55 donne uccise nel 2020 a 48 donne uccise nel 2021. Il Lazio però, tra gennaio e giugno 2021 ha registrato il maggior numero di omicidi femminili, insieme alla Lombardia, con 7 omicidi di donne.
L’AIUTO CONCRETO DA PARTE DEI CAV
Nel frattempo, nel Lazio continua il lavoro incessante dei 30 centri antiviolenza già operativi, mentre 10 sono (per ora) le case rifugio aperte, ma molte altre ne stanno nascendo. I centri antiviolenza offrono alle donne vittime di violenze un sostegno concreto, sia psicologico, che legale. Non esiste un iter standard per le donne che si rivolgono ai CAV, ma ogni caso è a sé. Una volta contattato il CAV, l’operatrice prende le prime informazioni sulla donna. Da qui parte la valutazione del rischio e si invita la donna a compiere azioni immediate di auto-tutela, come l’allontanamento da casa o la denuncia. In seguito si fissa un primo colloquio, per valutare la condizione fisica e psicologica della donna maltrattata. Il Cav offre mediazione linguistica-culturale, consulenze legali in ambito minorile, penale e civile, supporto ai minori attraverso spazi dedicati con un’educatrice altamente formata, gruppi di supporto, orientamento alla ricerca lavorativa e ai servizi territoriali; le case rifugio invece ospitano le donne e i figli in caso di imminente pericolo per la loro incolumità (si tratta di luoghi anonimi e sicuri, non rintracciabili dagli aggressori). Le case di semiautonomia nascono come strutture di accoglienza a sostegno del percorso di autonomia delle donne: qui l’ospitalità è garantita fino alla completa autonomia economica e psicologica delle donne.
Laura Alteri