Un anno costellato di operazioni che ha visto la Guardia di Finanza della Compagnia di Pomezia impegnata su più fronti. Non solo una attività contro reati prettamente di natura fiscale, ma anche quello inerente la lotta al traffico di sostanze stupefacenti e a quello che viene definito il “sommerso da lavoro”. Il lavoro in nero è ancora una piaga difficile da debellare nell’area pometina dove, nonostante la crisi, ci sono ancora molte aziende e cantieri edilizi. E questo è di certo un bene. Meno bene è, invece, che troppe volte si sfrutta manodopera senza mettere in regola chi opera nei cantieri. Le Fiamme Gialle hanno passato al setaccio in più occasioni il territorio e i risultati relativi all’anno appena concluso sono ben più che lusinghieri. Sono state scoperte sedici ditte e 39 lavoratori in nero e due irregolari. Tra i settori economici maggiormente interessati dal fenomeno ci sono i bar, i ristoranti, i pub, le lavanderie industriali, i cantieri edili, le palestre, le cooperative di servizi. Il lavoro nero non riguarda solamente stranieri che pur di guadagnare qualche soldo accettano di essere “assunti” senza alcuna garanzia, ma anche un consistente numero di giovani italiani. Questo, infatti, quanto emerso nel corso delle indagini della Guardia di Finanza. Ma non è tutto: risultano, infatti, notevolmente aumentati i casi di intermediazione fittizia di manodopera da parte di persone, che poi non assolvono minimamente gli obblighi tributari. Viene precisato dalla Guardia di Finanza che per lavoro “nero” si deve intendere la completa assenza del dipendente dai registri previsti in materia di lavoro subordinato, ovvero senza contratto regolare. Nell’ambito del lavoro “irregolare”, invece, rientrano i diversi casi, meno gravi, di inottemperanza alla normativa vigente, quali: contratti di assunzione formalmente part time, ma in realtà con orario di lavoro pieno e l’impiego in mansioni diverse da quelle per cui si è stati assunti, con la connessa percezione di compensi “fuori busta”. Altro malcostume diffuso risulta essere l’assunzione con contratto “a progetto” per lo svolgimento di lavori, di fatto con vincolo di subordinazione e senza autonomia, tali da consentire al datore di lavoro di limitare il versamento dei contributi previdenziali.
15/01/2014