È passato senza aver subito sostanziali modifiche il piano di dimensionamento scolastico per l’anno 2014-2015 proposto dalla Provincia di Latina alla Regione Lazio, con i sindacati di categoria poco soddisfatti e amareggiati per alcune richieste avanzate in sede di conferenza regionale permanente e andate disattese. Così come disattese sono state le aspettative di tante scuole. Logiche di potere, numeri e autonomie rivendicate continuano a prevalere sul buon senso e sulle necessità formative territoriali. La delibera di giunta relativa alla razionalizzazione della rete scolastica del Lazio è stata approvata il 30 dicembre scorso e pubblicata il 7 gennaio sul Bollettino ufficiale. Già l’ente provinciale non aveva preso atto delle situazioni critiche rilevate dai sindacati, la Regione dal canto suo ha proseguito su questa stessa strada facendo orecchie da mercante rispetto alle segnalazioni sindacali e in parte rispetto anche al parere dell’Ufficio scolastico regionale.
Tanto l’Usr quanto i sindacati, negli incontri propedeutici all’approvazione della giunta regionale, avevano ribadito le difficoltà economiche ad attivare nuovi indirizzi, chiedendo uniformità di trattamento sul territorio provinciale e un equa ripartizione dei nuovi indirizzi tra tutti gli istituti superiori. Parole al vento. «Con un atto di forza la Regione è intervenuta valorizzando unicamente alcuni territori e istituti tra Frosinone e Latina», sottolinea Patrizia Giovannini, coordinatrice provinciale della Gilda Insegnanti. La sindacalista cita ad esempio il caso del liceo artistico, per cui è stato confermato l’accorpamento al classico Dante Alighieri: «Avrebbe potuto mantenere l’autonomia con più di 600 alunni, se non fosse stato scorporato dal Baboto di Priverno – spiega -; invece si è deciso di smembrare il polo artistico accorpando l’ex istituto d’arte al Teodosio Rossi. Così facendo, si è dato risalto al territorio di Priverno trascurando quello di Latina e un indirizzo unico a livello provinciale». La logica campanilistica è prevalsa anche sul fronte dell’attivazione e spartizione dei nuovi indirizzi: il Teodosio Rossi, per esempio, ha ottenuto il liceo linguistico, l’Einaudi di Latina si è visto negare l’ottico e l’opzione “Promozione commerciale e pubblicitaria” nonostante tutte le altre articolazioni chieste dagli istituti della provincia siano state accolte. Prima la Provincia la Regione hanno poi bypassato la richiesta di evitare ulteriori accorpamenti e l’istituzione di istituti comprensivi sovradimensionati oltre i 1300 alunni. «A Formia – dice la Giovannini – saranno soppresse due direzioni didattiche e i tre comprensivi già presenti saranno riorganizzati senza rispettare i limiti fissati dalla normativa, perché due dei tre istituti conteranno uno 1542 alunni, l’atro 1371».
Si è poi continuato ad accorpare istituti sottodimensionati (con meno di 600 iscritti), mentre i sindacati avevano chiesto di non ridimensionare troppo rispetto al precedente piano provinciale, che già aveva tagliato autonomie scolastiche del 19%, ovvero oltre la misura dell’11% stabilita dal ministero. «Si continua a non tenere conto delle realtà territoriali scolastiche, dell’offerta formativa e delle richieste specifiche degli istituti – conclude la Giovannini – per operare all’insegna della logica politica ed economica cui sono vincolate ultimamente le scelte riguardanti il sistema scolastico. Così succede che i sindaci hanno voce in capitolo più dei collegi dei docenti, delle organizzazioni sindacali di categoria e degli uffici tecnici di riferimento».