Tanto l’Usr quanto i sindacati, negli incontri propedeutici all’approvazione della giunta regionale, avevano ribadito le difficoltà economiche ad attivare nuovi indirizzi, chiedendo uniformità di trattamento sul territorio provinciale e un equa ripartizione dei nuovi indirizzi tra tutti gli istituti superiori. Parole al vento. «Con un atto di forza la Regione è intervenuta valorizzando unicamente alcuni territori e istituti tra Frosinone e Latina», sottolinea Patrizia Giovannini, coordinatrice provinciale della Gilda Insegnanti. La sindacalista cita ad esempio il caso del liceo artistico, per cui è stato confermato l’accorpamento al classico Dante Alighieri: «Avrebbe potuto mantenere l’autonomia con più di 600 alunni, se non fosse stato scorporato dal Baboto di Priverno – spiega -; invece si è deciso di smembrare il polo artistico accorpando l’ex istituto d’arte al Teodosio Rossi. Così facendo, si è dato risalto al territorio di Priverno trascurando quello di Latina e un indirizzo unico a livello provinciale». La logica campanilistica è prevalsa anche sul fronte dell’attivazione e spartizione dei nuovi indirizzi: il Teodosio Rossi, per esempio, ha ottenuto il liceo linguistico, l’Einaudi di Latina si è visto negare l’ottico e l’opzione “Promozione commerciale e pubblicitaria” nonostante tutte le altre articolazioni chieste dagli istituti della provincia siano state accolte. Prima la Provincia la Regione hanno poi bypassato la richiesta di evitare ulteriori accorpamenti e l’istituzione di istituti comprensivi sovradimensionati oltre i 1300 alunni. «A Formia – dice la Giovannini – saranno soppresse due direzioni didattiche e i tre comprensivi già presenti saranno riorganizzati senza rispettare i limiti fissati dalla normativa, perché due dei tre istituti conteranno uno 1542 alunni, l’atro 1371».
Si è poi continuato ad accorpare istituti sottodimensionati (con meno di 600 iscritti), mentre i sindacati avevano chiesto di non ridimensionare troppo rispetto al precedente piano provinciale, che già aveva tagliato autonomie scolastiche del 19%, ovvero oltre la misura dell’11% stabilita dal ministero. «Si continua a non tenere conto delle realtà territoriali scolastiche, dell’offerta formativa e delle richieste specifiche degli istituti – conclude la Giovannini – per operare all’insegna della logica politica ed economica cui sono vincolate ultimamente le scelte riguardanti il sistema scolastico. Così succede che i sindaci hanno voce in capitolo più dei collegi dei docenti, delle organizzazioni sindacali di categoria e degli uffici tecnici di riferimento».