Le due insegnanti, sospese per 12 mesi, secondo quanto è scritto su una nota stampa della Questura sarebbero state «riprese in atto di compiere violenze fisiche sui bambini che non obbedivano tempestivamente a quanto loro intimato ovvero a strattonarli violentemente, ingiuriarli e mortificarli con urla, minacce e frasi lesive della dignità personale, incidendo quindi in modo fortemente negativo sul sano e regolare sviluppo psichico delle piccole vittime». Domani dovranno rispondere in Tribunale davanti al giudice delle accuse e poi dovranno attendere la chiusura delle indagini preliminari. La Procura potrà poi decidere se chiedere l’archiviazione o il rinvio a giudizio.
Commento del direttore responsabile Stefano Carugno
Qualsiasi accusato non può essere considerato colpevole prima del giudizio definitivo di un tribunale. Questo impone la deontologia professionale di chi ha il dovere di informare. I nomi di chi è coinvolto in spiacevoli vicende può certo essere pubblicato, quando questo abbia lo scopo esclusivo di informare, ma in casi ‘delicati’, soprattutto quelli che coinvolgono i minori o i reati a sfondo sessuale, bisogna comprendere che pubblicare i nomi equivale a metterli alla gogna: se queste persone dovessero essere scagionate dalle accuse, la loro vita sarebbe comunque rovinata. In questo caso alcune persone hanno deciso di rendere pubblichi, attraverso scritte sui muri, i nomi delle maestre coinvolte nell’indagine. Naturalmente quelle scritte sono state viste da tutti i bambini della scuola: anche quella una forma di ‘violenza’ verso i minori, che era meglio evitare. È un comportamento passibile di denuncia, infatti gli autori si sono nascosti dietro l’anonimato.
Dal punto di vista morale ritengo sia un comportamento oltremodo scorretto. Se l’indagine andrà avanti, anche noi potremmo decidere di pubblicare i nomi delle persone coinvolte, ma non prima che non ci sia stato almeno un atto ufficiale del GIP, quale un fermo o un arresto, cercando comunque di ricordare sempre che solo la condanna definitiva rende colpevole un imputato. Dovessero essere scagionate, non basterebbero 100 titoli sui giornali a cancellare dagli occhi della gente quelle scritte sui muri.