Nel giorno di Matteo Renzi è filato tutto liscio. Nessun disordine o protesta oltre le righe: i contestatori sono stati pacifici ed hanno rispettato le regole previste. Unica eccezione è stata la postazione in cui hanno espresso il loro dissenso per l’arrivo del Presidente del Consiglio a Latina. I vari gruppi di manifestanti, di diversa estrazione politica, avevano l’autorizzazione a protestare davanti al bar Viennese, ben lontano dall’ingresso del Supercinema. Scontenti della postazione assegnata si sono prima posizionati davanti all’ingresso di Palazzo M e poi hanno atteso il pubblico uscire dal cinema. Nessun incontro ravvicinato con il Premier, che è entrato da un ingresso secondario e si è palesato direttamente sul palco. Applausi e standing ovation tra i presenti, ben 510 persone sedute più un altro centinaio in piedi ed altrettanti arrivati troppo tardi e costretti a rimanere fuori. I discorsi di Renzi hanno spaziato dal terremoto alle elezioni americane, dai frigoriferi di Virginia Raggi all’Islam: insomma, il referendum non è stato il solo fulcro del discorso. Durante i cinquanta minuti di show, il pubblico è rimasto attento ed ha partecipato energicamente. Qualche volta il Premier interpellava qualcuno del pubblico per tenere alta l’attenzione, qualche altra faceva battute e strappava applausi. Relegati in fondo alla sala i giornalisti, i fotografi ed i cameraman: il protocollo prevede che gli scatti vengano fatti da dietro e che non vengano poste domande al Premier neanche al termine del convegno. Dopo aver spiegato in maniera elementare, per arrivare a tutti, i quesiti posti nella domanda del referendum, Matteo Renzi ha invitato il pubblico a utilizzare questi giorni mancanti al 4 dicembre nel migliore dei modi, bussando anche ai vicini di casa per invitarli a votare Sì. «Andrò in altre città – ha detto -. Girerò. Ed è una cosa bella perché permette il contatto con la gente. Ma io non basto. Se vi va di dare una mano la partita è vostra. O si cambia ora o non si cambia più nulla».
08/11/2016