Il paziente ha l’emorragia, per non perdere altro sangue allora viene bloccata la trasfusione. E così, perderà sì meno sangue, ma alla fine morirà. È il rischio che si corre quando dall’alto politici, ministri, burocrati e tecnici cercano di ‘razionalizzare’, ‘ridimensionare’, riformare i servizi pubblici essenziali. Primo fra tutti la Sanità.
I nuovi criteri individuati dal governo con il “decreto appropriatezza” per evitare sperperi dovuti al vizietto – non così raro, diciamocelo pure – che alcuni hanno di chiedere o prescrivere esami clinici superflui o almeno non indispensabili.
Tutti sono d’accordo su un fatto: non se ne può più di tante ‘ricette’ per analisi, visite, esami diagnostici anche molto costosi richiesti o decisi alla carlona, in modo ‘inappropriato’. Ma come un bisturi, l’operazione in corso ha diviso in due fronti abbastanza netti la classe medica italiana: alcuni stroncano, altri invece plaudono. Le 208 prestazioni specialistiche a prescrizione limitata e le sanzioni contro i medici considerati spreconi perché prescrivono esami con faciloneria, hanno sollevato un coro di proteste e brucianti critiche tra i camici bianchi: “si mina la fiducia e il rapporto medico – paziente, alla fine pagano solo i dottori certi disastri, costretti tra i due fuochi delle multe e dell’esigenza di curare, si amplifica così la paura nei medici già bersagliati dalle cause per risarcimento, è una subdola manovra per celare i tagli alla martoriata Sanità, è un attacco alla libertà di curare secondo scienza e coscienza e al diritto alla salute, non siamo delinquenti”, certe scelte non si impongono con atti amministrativi d’imperio…”. Questi i punti salienti dei vari sindacati di categoria che hanno ingaggiato una guerra al documento della Ministra della Salute Beatrice Lorenzin. Non mancano però i giudizi positivi di altri colleghi. Il Sindacato nazionale dei radiologi considera il provvedimento come “un primo passo importante” per trovare “soluzioni pratiche”, pur con la riserva di dover rivisitare la minaccia di sanzioni disciplinari e pecuniarie come dice il decreto sugli enti locali che ha dato la stura alla bozza del decreto Lorenzin specifico sul tema. Entusiasta il Collegio italiano degli oncologi medici ospedalieri: “Questo decreto va nella giusta direzione. Vediamo con grande favore e condividiamo i contenuti del decreto del Ministro Lorenzin, là dove regola, sulla base di ben note evidenze scientifiche, l’uso appropriato delle indagini diagnostiche in ambito oncologico. L’esempio dei marcatori tumorali è lampante”. Il loro uso improprio è largamente diffuso in Italia nell’errata convinzione che possano far individuare i tumori in fase iniziale. Mentre sono preziosi quando i tumori sono già stati diagnosticati. «L’esigenza di fare esami e terapie appropriate è un diritto prima che del medico del cittadino – dice il presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Latina, Giovanni Maria Righetti -: appropriata significa giusta in base alle linee guida scientifiche e alla propria esperienza e fa parte del nostro codice deontologico, se l’etica dominasse la scena della nostra comunità funzionerebbe da sé.». Qui forse è uno dei ‘sintomi’ fondamentali: per esercitare bene la professione c’è bisogno dei fucili spianati? E al paziente, serve tutto questo per indurlo a non cedere alle fobie ipocondriache? Però, c’è da domandarsi pure se qualcuno non abbia la coda di paglia manifestando sdegno e terrore di fronte a criteri oggettivi di valutazione e controllo. «Una terapia inappropriata toglie risorse e danneggia il cittadino – sottolinea il dottor Righetti -. Questi sono princìpi inalienabili per noi: nella nostra professione c’è già una tendenza a togliere ciò che non va, ma c’è pure chi tende ad ipertrofizzare l’aspetto diagnostico per ripararsi da eventuali accuse di mancati esami e malapratica… se non ci fosse la paura di essere condannati… Ad esempio, l’infarto miocardico si presenta con dolori allo stomaco e può sembrare una gastrite: che succede se non faccio fare l’esame degli enzimi per il cuore?
E se il paziente accusa dolori alla testa e arrivano aneurisma e poi emorragia, e non gli avevo prescritto la Tac?». Da qualche anno, comunque, senza che nessuno dall’alto minacciasse tagli allo stipendio e altre sanzioni, alcuni medici spontaneamente hanno avviato percorsi di formazione ed informazione per sé e per i cittadini, proprio per orientare e scegliere cure appropriate. «L’associazione Slow Medicine, che punta a diffondere buone pratiche e conoscenze su esami e terapie improprie e tolte dalla circolazione. Ma lo sa che le Società scientifiche segnalano almeno 5 pratiche da evitare nei diversi settori della medicina?». E se invece di punire chi esagera e fa cose ‘inappropriate’, si premiasse chi opera in modo sano?
I nuovi criteri individuati dal governo con il “decreto appropriatezza” per evitare sperperi dovuti al vizietto – non così raro, diciamocelo pure – che alcuni hanno di chiedere o prescrivere esami clinici superflui o almeno non indispensabili.
Tutti sono d’accordo su un fatto: non se ne può più di tante ‘ricette’ per analisi, visite, esami diagnostici anche molto costosi richiesti o decisi alla carlona, in modo ‘inappropriato’. Ma come un bisturi, l’operazione in corso ha diviso in due fronti abbastanza netti la classe medica italiana: alcuni stroncano, altri invece plaudono. Le 208 prestazioni specialistiche a prescrizione limitata e le sanzioni contro i medici considerati spreconi perché prescrivono esami con faciloneria, hanno sollevato un coro di proteste e brucianti critiche tra i camici bianchi: “si mina la fiducia e il rapporto medico – paziente, alla fine pagano solo i dottori certi disastri, costretti tra i due fuochi delle multe e dell’esigenza di curare, si amplifica così la paura nei medici già bersagliati dalle cause per risarcimento, è una subdola manovra per celare i tagli alla martoriata Sanità, è un attacco alla libertà di curare secondo scienza e coscienza e al diritto alla salute, non siamo delinquenti”, certe scelte non si impongono con atti amministrativi d’imperio…”. Questi i punti salienti dei vari sindacati di categoria che hanno ingaggiato una guerra al documento della Ministra della Salute Beatrice Lorenzin. Non mancano però i giudizi positivi di altri colleghi. Il Sindacato nazionale dei radiologi considera il provvedimento come “un primo passo importante” per trovare “soluzioni pratiche”, pur con la riserva di dover rivisitare la minaccia di sanzioni disciplinari e pecuniarie come dice il decreto sugli enti locali che ha dato la stura alla bozza del decreto Lorenzin specifico sul tema. Entusiasta il Collegio italiano degli oncologi medici ospedalieri: “Questo decreto va nella giusta direzione. Vediamo con grande favore e condividiamo i contenuti del decreto del Ministro Lorenzin, là dove regola, sulla base di ben note evidenze scientifiche, l’uso appropriato delle indagini diagnostiche in ambito oncologico. L’esempio dei marcatori tumorali è lampante”. Il loro uso improprio è largamente diffuso in Italia nell’errata convinzione che possano far individuare i tumori in fase iniziale. Mentre sono preziosi quando i tumori sono già stati diagnosticati. «L’esigenza di fare esami e terapie appropriate è un diritto prima che del medico del cittadino – dice il presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Latina, Giovanni Maria Righetti -: appropriata significa giusta in base alle linee guida scientifiche e alla propria esperienza e fa parte del nostro codice deontologico, se l’etica dominasse la scena della nostra comunità funzionerebbe da sé.». Qui forse è uno dei ‘sintomi’ fondamentali: per esercitare bene la professione c’è bisogno dei fucili spianati? E al paziente, serve tutto questo per indurlo a non cedere alle fobie ipocondriache? Però, c’è da domandarsi pure se qualcuno non abbia la coda di paglia manifestando sdegno e terrore di fronte a criteri oggettivi di valutazione e controllo. «Una terapia inappropriata toglie risorse e danneggia il cittadino – sottolinea il dottor Righetti -. Questi sono princìpi inalienabili per noi: nella nostra professione c’è già una tendenza a togliere ciò che non va, ma c’è pure chi tende ad ipertrofizzare l’aspetto diagnostico per ripararsi da eventuali accuse di mancati esami e malapratica… se non ci fosse la paura di essere condannati… Ad esempio, l’infarto miocardico si presenta con dolori allo stomaco e può sembrare una gastrite: che succede se non faccio fare l’esame degli enzimi per il cuore?
E se il paziente accusa dolori alla testa e arrivano aneurisma e poi emorragia, e non gli avevo prescritto la Tac?». Da qualche anno, comunque, senza che nessuno dall’alto minacciasse tagli allo stipendio e altre sanzioni, alcuni medici spontaneamente hanno avviato percorsi di formazione ed informazione per sé e per i cittadini, proprio per orientare e scegliere cure appropriate. «L’associazione Slow Medicine, che punta a diffondere buone pratiche e conoscenze su esami e terapie improprie e tolte dalla circolazione. Ma lo sa che le Società scientifiche segnalano almeno 5 pratiche da evitare nei diversi settori della medicina?». E se invece di punire chi esagera e fa cose ‘inappropriate’, si premiasse chi opera in modo sano?
01/10/2015