La donna oggi vive a Foggia ed è proprio il Tribunale pugliese ad aver emesso una sentenza che dà ragione alla tesi della contagiata.
Il tribunale ha stabilito che alla donna dovrà essere versato un indennizzo a vita di 1.700 euro bimestrali oltre agli arretrati di circa 40mila euro a titolo di indennizzo.
Una storia iniziata nel 1981 a Marino
Nel 1981 la donna aveva 14 anni ed era stata colpita da un evento acuto di anemia emorragica.
L’ospedale di Marino era intervenuto somministrando diverse trasfusioni di sacche di sangue.
Evidentemente, secondo quanto stabilito dalla sentenza n. 2408 del 18/09/24, tali trasfusioni avevano causato il contagio del virus dell’epatite B.
La donna però se n’è accorta solo dopo molti anni, nel 2018.
In seguito a un controllo di routine dell’esame del sangue, alla donna veniva comunicato un rialzo anomalo delle transaminasi del fegato. I medici, allarmati dalla possibilità di una possibile necrosi del fegato avevano sottoposto quindi la paziente ai test di eventuali virus epatici.
Da qui il calvario della donna a cui veniva comunicato di essere affetta da un’epatite B irreversibile in stato avanzato. A differenza dell’epatite C, curabile con farmaci di ultima generazione capaci di eradicare il virus, per l’epatopatia di tipo B non c’è ancora una cura eradicante.
Alla donna era caduto il mondo addosso, anche perché, non riusciva a capacitarsi in quale modo potesse essersi infettata.
“Solo dopo aver riordinato i propri ricordi – scrive il suo avvocato – la donna ha fatto mente locale di quel lontano ricovero di 33 anni prima. Ma non ricordava nemmeno di essere stata trasfusa quando era appena una ragazzina di 14 anni”.
La battaglia legale
Aveva allora iniziato la sua battaglia legale contro Asl e Ministero della Salute, che si erano però opposti a concedergli indennizzi.
Assistita dall’avvocato Renato Mattarelli, l’attuale 57enne è quindi evidentemente riuscita a dimostrare un legame tra il suo stato di contagiata e le trasfusioni fatte nel 1981.
Dopo una battaglia legale durata alcuni anni, il Tribunale di Foggia, dove oggi risiede la donna, ha riconosciuto le sue tesi. La sentenza prevede il riconoscimento dell’indennizzo a vita di 1.700 euro bimestrali oltre agli arretrati di circa 40mila euro a titolo di indennizzo.
L’avvocato chiede altri danni
Ma l’avvocato Mattarelli promette ancora battaglia:
«Questa prima vittoria sarà il punto di partenza per far ottenere alla mia assistita l’integrale risarcimento dei danni che non sono di certo compresi nell’assegno mensile ottenuto. La donna infatti, a seguito della consapevolezza del contagio è caduta in una grave depressione reattiva che le impedisce di lavorare e di vivere una vita serena, condizionata dai continui controlli di monitoraggio di eventuali aggravamenti dell’epatite B».
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