Il Teleidrometro, il sofisticato apparecchio installato sul lago Albano di Castel Gandolfo lo scorso 13 settembre, ha registrato una riduzione significativa del livello delle acque: ben 52 centimetri di acqua sono andati irrimediabilmente persi in appena 12 mesi.
Un dato allarmante che sembra riflettere una situazione critica e ormai persistente da decenni. Ma che fino a poco tempo fa sarebbe apparsa impensabile in così breve tempo.
La situazione sembra destinata a peggiorare. Con il rischio di ulteriori abbassamenti del livello idrico nei prossimi mesi. Ciò è dovuto al fatto che non si sono registrati i tradizionali recuperi stagionali che in passato alleviavano almeno temporaneamente il fenomeno.
Lago Albano, meno 52 centimetri in un anno
A sottolineare la ricorrenza non certo positiva e il dato allarmante, l’associazione Grottaferrata Sostenibile, guidata dal delegato alla Sostenibilità del comune di Grottaferrata, Giancarlo Della Monica.
“Il Teleidrometro del Lago Albano – scrive l’associazione sui suoi canali social – compie il primo anno dalla sua installazione facendo registrare in 12 mesi un calo di 52 cm!
Qualcosa di impensabile fino a qualche tempo fa, pur conoscendo la situazione critica che ormai perdura da circa 40 anni, un dato del genere in un solo anno credo che nessuno se lo sarebbe aspettato.
Alla fine del prossimo mese il nostro idrometro artigianale compirà 2 anni e vedremo a che livello saremo. Ricordo che il primo anno registrammo un calo di 26 cm. Ma tra autunno e primavera precedenti ci fu un recupero con un picco massimo di + 30 cm, recupero che nel l’ultimo anno non c’è stato.
Attualmente dopo poco più di 22 mesi di misurazioni ( in media 2 al mese) siamo a -62 cm e a fine ottobre avremo un quadro generale completo, ma è chiaro già da tempo che la situazione si è fortemente aggravata.
Le misurazioni effettuate fino a oggi confermano che negli ultimi 22 mesi il lago ha subito un abbassamento totale di 62 centimetri, evidenziando un’accelerazione del fenomeno che mette in allarme esperti e autorità locali.
Se si osservano i dati degli anni precedenti, il calo era stato più moderato, con un massimo di 26 centimetri, successivamente compensato da un recupero di 30 centimetri tra autunno e primavera. Questo andamento, però, non si è ripetuto nell’ultimo anno. Il che ha contribuito ad aggravare la situazione generale del bacino idrico”.
Continuano, anzi aumentano i prelievi diretti di Comuni e Vaticano
Alla base della crisi del Lago Albano ci sono due fattori fondamentali. Il primo riguarda i prelievi diretti di acqua effettuati da Acea per alimentare l’acquedotto dei Comuni circostanti, tra cui Castel Gandolfo, Albano e Ariccia che presto costruirà anche una condotta idrica per aumentare tale prelievo.
Da circa tre anni e mezzo, l’acqua che scorre dai rubinetti di molte abitazioni locali proviene direttamente dal pozzo “Sforza Cesarini”, situato a pochissimi metri dal lago.
Questa fonte di approvvigionamento, attiva 24 ore su 24, fornisce circa 300 litri al secondo, equivalenti a 26mila metri cubi al giorno. Una quantità impressionante che copre le necessità idriche dei comuni, ma che contribuisce significativamente al depauperamento delle risorse idriche del lago.
Anziché diminuire, tra l’altro, tali prelievi, da quanto ci è stato possibile ricostruire, aumentano indisturbati, a causa della crisi idrica delle falda e la riduzione della portata dei pozzi locali dei singoli comuni.
A complicare ulteriormente la situazione c’è il secondo nodo: i prelievi effettuati da altre realtà, tra cui il Vaticano per le Ville Pontificie, e varie strutture private, come quelle legate a Eni e altre attività presenti nell’area circostante.
Prelievi in aumento, soluzioni non applicate
In totale, l’acqua estratta dal lago dovrebbe ammontare a circa 700 litri al secondo, un dato che, se confermato, costituirebbe una delle principali cause dell’impoverimento delle riserve idriche del bacino.
Non ci risulta, al di là delle promesse sotterranee, che tali prelievi siano diminuiti, nell’ultimo anno. Nè tantomeno che i progetti per rimpinguare il livello delle acque siano stati portati a termine.
Oltre ai prelievi diretti delle acque del lago, un altro aspetto che contribuisce a peggiorare la crisi del Lago Albano è l’intensa urbanizzazione.
Negli ultimi anni, il territorio ha visto un incremento esponenziale dei residenti e delle attività umane, con conseguente aumento del consumo di acqua per uso domestico e industriale.
Questo sovra-sfruttamento delle risorse idriche locali ha portato a un progressivo esaurimento delle falde acquifere, peggiorando una situazione già critica.
Il cambiamento climatico
Infine, non si può ignorare l’impatto del cambiamento climatico, che sta influenzando drasticamente il ciclo delle precipitazioni. Negli ultimi decenni, le piogge e le nevicate si sono ridotte in modo significativo, contribuendo a una ridotta capacità di ricarica delle riserve idriche naturali del lago. Questo fenomeno, ormai globale, sta aggravando la crisi idrica dell’area dei Castelli Romani, rendendo il problema del Lago Albano sempre più difficile da gestire.
La crisi del Lago Albano, dunque, rappresenta un campanello d’allarme che richiede interventi urgenti e risolutivi per scongiurare un peggioramento irreversibile delle risorse idriche dell’intera area.
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