Condanna annullata per intervenuta prescrizione. Si è concluso così il processo a un dipendente della Asl di Albano accusato di aver chiesto un mazzetta alla titolare di un laboratorio di ricostruzione unghie. Secondo la pubblica accusa, nel luglio 2009, Agostino F., 64 anni, addetto al protocollo dell’Azienda sanitaria Roma H, avrebbe chiesto tra i 600 e i 1000 euro all’imprenditrice per farle ottenere l’autorizzazione sanitaria necessaria all’iscrizione alla Camera di Commercio. Una vicenda che ha portato la Procura di Velletri a indagare il 64enne con l’accusa di tentata concussione, in quanto non sarebbe poi riuscito nel suo intento. Riformulata l’accusa in tentata induzione indebita a farsi consegnare una somma di denaro, l’imputato il 21 ottobre 2013 è stato condannato dal Tribunale di Velletri. Una condanna confermata, ma ridotta a un anno di reclusione, con sospensione condizionale della pena, due anni fa dalla Corte d’Appello di Roma. Agostino F. ha quindi fatto ricorso in Cassazione, respingendo le accuse. La Suprema Corte, senza entrare nel merito della vicenda, visto il tempo trascorso dai fatti, ha però annullato senza rinvio la sentenza di condanna essendo ormai scattata la prescrizione.
17/08/2018