«Il primo campanello d’allarme dev’essere il prezzo – spiega Massimo Gàrgano, presidente di Unaprol e Coldiretti Lazio –. Il costo troppo basso è spesso sinonimo di bassa qualità: se non c’è né sconto né meccanismo di 3×2 occorre dubitare». A questa regola basilare seguono leggi di cui i cittadini devono essere a conoscenza perché, per annusare quando c’è aria di truffa, occorre essere informati. L’etichetta, ad esempio. Non tutti sanno che è obbligatoria in ogni caso, nessun prodotto escluso, e deve attenersi a precise regole. Il cittadino può verificare personalmente se queste sono state rispettate per capire che, se manca qualche indicazione, il prodotto non è sicuro. Gli ingredienti, ad esempio, non appaiono in ordine casuale ma in ordine decrescente di quantità. Il primo che si incontra nella lista, dunque, è più pesante rispetto al secondo e così via. Tra due succhi, ad esempio, quello che presenta prima la frutta che l’acqua è migliore. Obbligatoria è anche la percentuale degli elementi caratterizzanti. Nei biscotti al cacao, ad esempio, per legge bisogna scrivere affianco al termine “cacao” quanto di questo ne è presente, perché è l’elemento più importante del prodotto. L’etichetta, quindi, è la carta di identità di ciò che acquistiamo. Prestare attenzione a cosa compare scritto è l’unico modo per non essere truffati.
PANE
Per quanto riguarda il pane sono obbligatorie per legge: denominazione commerciale (es: bignè, filoncino, ecc…), denominazione di vendita (pane tipo “0” o altre tipologie), ingredienti (in ordine di peso decrescente), peso netto, prezzo al kg, data di confezionamento (giorno, mese, anno), azienda di produzione o stabilimento di lavorazione. Le indicazioni sopra elencate sono l’etichetta minima: a queste possono esserne aggiunte altre come “senza sale”, “senza lievito” o “integrale”. Da Coldiretti spiegano: «Prezzi più bassi possono voler dire: locali senza adeguati requisiti igienici, farine di dubbia provenienza, presenza di sostanze non ammesse o non dichiarate e uso di materiali impropri di cottura (pedane in legno di magazzinaggio contrarie alla normativa)».
FRUTTA E VERDURA
È ormai all’ordine del giorno la questione dei rifiuti tossici speciali in alimenti come frutta e verdura. Alcuni servizi di “Le Iene”, ad esempio, hanno rivelato come ci siano zone, ad esempio tra Napoli e Caserta, dove il problema è accentuato. Nei mesi scorsi, poi, è scoppiato il caso dei frutti di bosco di varia provenienza (Bulgaria, Polonia, Serbia e Canada) che hanno causato epatite A. Sono stati individuati e ritirati dal commercio i produttori, ma queste confezioni, con scadenza a lungo termine, potrebbero trovarsi ancora nei congelatori di molte famiglie. Niente panico: per distruggere il virus basta un minuto di bollitura.
PESCE
Un’indagine condotta da Eurfishmarket ha evidenziato l’uso improprio di additivi nei prodotti ittici. In Italia ne è permesso l’uso, per dare al pesce un aspetto migliore, previa comunicazione sull’etichetta sia perché potrebbero esserci soggetti allergici, sia perché sono anche utili a far aumentare il peso (e quindi il prezzo) del pesce a causa dell’acqua che rilasciano. Tra i consigli c’è quello di preferire sempre il ghiaccio sotto ad ogni cassetta in modo che tutto il pesce prenda il freddo in maniera uniforme. L’etichetta con prezzo, denominazione, provenienza e metodo è essenziale. Per riconoscere se il prodotto è fresco si può ricorrere anche a tecniche “fatte in casa” e prediligere sempre il pesce che ha reazioni al tocco.
OLIO
L’olio è il prodotto più rappresentativo della dieta mediterranea. Grazie alla Legge Salva Olio, in vigore dallo scorso dicembre, c’è l’obbligo di esporre un’etichetta ben visibile rispetto al colore del fondo, posizionata sulla parte davanti, e senza immagini che evochino una zona geografica che non coincide con l’origine delle materie. Nel caso di miscele di olii di oliva, inoltre, è d’obbligo utilizzare il termine “miscela”, stampato in maniera evidente rispetto alle altre indicazioni. «Un’ulteriore novità – continua il presidente di Coldiretti – riguarda l’importanza che viene data al Panel test, rappresentato da assaggiatori esperti riconosciuti che prima di quel momento non avevano visibilità». Al ristorante, infine, è vietato servire un’oliera senza comunicare al cliente la provenienza del prodotto all’interno. «Come dato indicativo possiamo considerare che la Puglia produce il 30% dell’olio italiano che costa 3,53 euro al chilo (circa un litro). Un prezzo al di sotto è impensabile perché non copre neanche i costi di raccolta delle olive in Italia. Il meccanismo deve essere trasferito a tutti i prodotti alimentari – conclude Gàrgano –. Da quelli trasformati, come le carni, al mangime per animali».
TRUFFE IN AUMENTO
Pane cotto con legna velenosa, Napoli: sequestrati 17 forni e 200 chili di pane che veniva cotto in forni con la legna delle pedane a diretto contatto con chiodi e vernice o in forni situati in scantinati di tufo marcito, dove farina ed impasto sono stati trovati a contatto con escrementi di topi
Alimenti scaduti all’ingrosso, Forlì: sequestrati 250 mila euro di alimenti scaduti presso un’azienda che tratta la lavorazione e commercializzazione all’ingrosso. Tra questi funghi porcini, mirtilli congelati, carne di cervo e cosce di rana.
Gelati scaduti pronti da vendere, Milano: sequestrate 15 tonnellate di prodotti di gelateria (semifreddi, gelati, torte, pasticcini) scaduti di validità da circa 2 anni e pronti ad essere immessi nei canali di distribuzione di Lombardia e Piemonte.
Farina tra muffe e ragni, Roma: sequestrate 30 tonnellate di alimenti in cattivo stato di conservazione, invasi da muffe e ragni. Anche sacchi di farina a diretto contatto con polvere, segatura e terriccio.
Sushi e pesce crudo scaduti, Lazio: ristoranti vendevano come pesce crudo fresco quello scaduto.
Carne di squalo, alghe, anatre, scampi e mazzancolle alterati, Roma: sequestrati oltre 500 Kg di cibi etnici tra cui carne di squalo, alghe, anatre, mazzancolle e scampi conservati in condizioni igienico sanitarie carenti o perché alterati
Pesce al mercato esposto al sole, Gallipoli: sequestrato pesce perché in cattivo stato di conservazione: era esposto al sole, senza ghiaccio e senza riparo da contaminazioni.
Mozzarella blu tra Roma, Latina e Ostia: le mozzarelle provenienti dalla Germania erano infestate da batteri che la rendevano blu già all’apertura della confezione. Mozzarelle blu anche nelle mense scolastiche di Anzio.
Vino Dop falso, Castelli Romani: i Carabinieri scoprono cantine vinicole che vendevano vino comune da tavola spacciandolo per Dop, quindi ad un prezzo gonfiato.
Olio spagnolo non extra-vergine: L’olio spagnolo, che è il 30% di quello venduto in Italia, non è poi così limpido: nel 24% dei controlli la qualità e purezza non corrisponde a quella elencata nell’etichetta