Il 13 febbraio sapremo se Armando Cusani potrà tornare a occupare la poltrona più alta negli uffici al secondo piano di Via Costa. In quella data è stato fissato infatti il giudizio del Tribunale Amministrativo sull’eventuale reintegro dell’ex presidente della Provincia. Nell’udienza di metà febbraio i giudici di Via Doria dovranno analizzare il ricorso presentato da Cusani, tramite il suo avvocato Corrado De Simone, ed eventualmente confermare o annullare il provvedimento che lo ha sospeso dal suo ruolo.
L’ex presidente infatti ha dovuto lasciare il palazzo del governo in seguito all’applicazione della legge Severino: Cusani ha riportato alcune condanne comminate dal Tribunale di Latina il cui cumulo supera i due anni di reclusione. Una sentenza di primo grado lo condanna a due anni per abuso d’ufficio e abuso edilizio. Un’ulteriore condanna a un anno e mezzo di reclusione, sempre in primo grado, ancora per abuso d’ufficio, Cusani se l’è beccata per aver ingiustamente rimosso dall’incarico, quando era sindaco di Sperlonga quindi agli inizi degli anni 2000, la ex comandante dei vigili urbani. La legge prevede un reintegro delle funzioni se nel periodo di sospensione dal tribunale di secondo grado arriverà una pronuncia che ribalterà la condanna. Si tratta di uno dei primi casi di applicazione della legge Severino e riguarda sia l’incarico di presidente della Provincia sia quello di consigliere comunale di Sperlonga. Dal momento in cui il prefetto D’Acunto ha sospeso per 18 mesi il presidente, la Provincia è rimasta bloccata in giochi di potere tutti volti a riabilitare Armando Cusani. Il facente funzioni Salvatore De Monaco si è fatto giustiziere e ha cacciato tre assessori (Minchella e Stefanelli dell’Udc e Tiero che ha lasciato Forza Italia per Nuovo centrodestra) tacciati di infedeltà.
I rapporti con il presidente del consiglio Michele Forte, reo di aver temporeggiato nel mettere in discussione una mozione con cui in pratica si annullavano de imperio gli effetti della legge Severino (cosa del resto impossibile da parte di un consiglio provinciale), si sono deteriorati fino alla rottura. L’ente, che va verso la soppressione così come previsto dal governo centrale, è bloccato su ripicche e rivendicazioni di carattere personale. I gruppi consiliari “Pdl-FI – Fratelli d’Italia – Lista Cusani” (si firmano così) lanciano strali contro tutti, accusando l’opposizione di aver fatto mancare il numero legale al momento di votare la famosa mozione e annunciano che il loro intento è solo quello di votare la mozione. Il resto non conta nulla. Il Pd intanto – accusato di poca collaborazione nel salvare il presidente -, per bocca del capogruppo Mauro Visari, lamenta la cattiva e ambigua gestione delle assunzioni. Ma proprio al Pd Michele Forte lancia un’ancora di salvataggio dopo che la mozione: «Mi auguro – ha detto Forte – che dopo questa vicenda le forze politiche promotrici della mozione comprendano che non è possibile approvare un atto che mette in discussione l’ operato di un organo di Stato, Il Prefetto di Latina, e che a questo punto, possa chiudersi la crisi aperta, in maniera irresponsabile, che di fatto sta congelando l’intera amministrazione, per tornare a confrontarci e discutere anche con la minoranza delle tematiche che più interessano ai cittadini, a partire dall’ approvazione del bilancio». Cusani intanto. non ha mai nascosto le sue mire di candidarsi al parlamento europeo, l’unico al momento che gli rimane visto che in Italia al momento non può aspirare a nessuna carica elettiva.