Piaghe da decubito al 4 stadio. Stato settico. Condizioni generali gravissime. Cute disidratata, pannicolo adiposo pressoché assente come da malnutrizione. In regione sacrale vasta lesione da decubito, con necrosi a tutto spessore, che si estende fino al piano osseo e ai muscoli glutei. Abbondante secrezione maleodorante. Malnutrizione proteico calorica non specificata. Questa la terribile descrizione che i medici dell’ospedale di Anzio, il 12 giugno 2010, fanno di Elisabetta Pinna, 89 anni, ospite di una residenza per anziani abusiva ad Aprilia, “Villa Sant’Andrea”. Poco più di un mese dopo, il 18 luglio, l’anziana spirò all’ospedale di Gallarate, in provincia di Varese. Troppo gravi le sue condizioni per consentire ai medici di salvarla. I familiari della donna presentarono una denuncia e, come chiesto dal pm Cristina Pigozzo, il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Laura Matilde Campoli, ha ora disposto il rinvio a giudizio di cinque imputati, tra responsabili e dipendenti della casa di riposo apriliana, accusati di omicidio volontario. Lasciando la 89enne senza mangiare e facendo degenerare le piaghe della donna, anche per il gup, sostenuta in questo senso da una perizia compiuta dal medico legale Gianluca Marella, quello dell’anziana è stato infatti un delitto volontario. E il processo inizierà il prossimo 19 ottobre, davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Latina.
Secondo il pm Pigozzo, Elisabetta Pinna sarebbe stata lasciata a “Villa Sant’Andrea” senza adeguata assistenza, senza alcuna supervisione medica, nonostante si trattasse di una donna che non riusciva più a camminare, a causa di una frattura femorale, vittima di cardiomiopatia e morbo di Alzheimer. La 89enne sarebbe stata lasciata a letto, immobile, senza mangiare e senza bere, senza che le venissero curate le piaghe che le si andavano formando, fino a che hanno assunto una dimensione di 20-25 centimetri. Le condizioni della donna, sempre per gli inquirenti, sarebbero poi state nascoste alla nipote, Antonella Porcu, coprendola, in occasione delle visite, fino al collo con la coperta. Sarebbe stato impedito anche al medico di base della 89enne di visitarla.
Imputati Alfio Quaceci, al timone della società “Asclepio 84”, 70enne di Aprilia, che gestiva la casa alloggio “Villa Sant’Andrea”, l’infermiera Georgeta Palade, 56 anni, residente a Nettuno, Luciana Liberti, 63enne di Nettuno, dipendente della struttura per la terza età, Noemi Biccari, 29 anni, di Nettuno, operatrice socio-sanitaria, e una donna di 65 anni di Anzio, operatrice tecnica addetta all’assistenza. I familiari della vittima, assistiti dagli avvocati Renato Archidiacono e Silvia Siciliano, si sono costituiti parte civile.