La trasmissione RAI “Chi l’ha visto” del 17/06/2015 si è occupata per la prima volta del caso di Giuseppe Cipolla, un giovanissimo ragazzo di Velletri di 28 anni che lavorava come guardia giurata presso l’ESA di Frascati e che la sera del 23/08/2013, quasi due anni or sono, è stato trovato agonizzante sul pavimento del corridoio della abitazione di Via Valle Bata n° 10 a Velletri (di proprietà del padre Franco Cipolla, un ex Carabiniere) a causa di un colpo di pistola alla testa. Dopo un intervento tanto delicato quanto disperato e un lungo ricovero durato tre mesi, trascorsi tra la vita e la morte negli ospedali di Latina e Pozzilli, Giuseppe Cipolla è infine deceduto il 27/11/2013.
Quanto sarebbe accaduto è basato unicamente sulla versione fornita dalla fidanzata del ragazzo (R.P.), che dichiarò ai Carabinieri di Velletri di averlo atteso quella sera del 23/08/2013 presso il supermercato Carrefour di Via Appia, in cui al termine del turno di lavoro lui l’avrebbe raggiunta con la sua moto Ducati (di colore giallo, targata AZ02863), e quindi di averlo seguito – con la sua vettura Alfa Romeo di colore grigio – fino al villino di campagna di Via Valle Bata dove, una volta scesa dalla macchina ed entrata nel piazzale, avrebbe udito un colpo di arma da fuoco ed entrata all’interno dell’abitazione avrebbe visto il corpo del ragazzo a terra.
Dal racconto straziante della madre, giunta sulla scena del fatto insieme all’ambulanza e rimasta senza parole alla vista prima dell’assembramento delle persone presenti davanti al villino, poi dei Carabinieri e quindi del sangue del proprio figlio, ma lucida e determinata nel chiedere di conoscere la verità, è emerso tutto l’orrore di una vicenda dai contorni non del tutto chiari e sui quali sta ancora indagando la Procura della Repubblica di Velletri, dopo che il GIP ha respinto una iniziale e rapidissima richiesta di archiviazione per tentato suicidio.
Le crocchette e l’acqua pulita davanti la gabbia del cane, che probabilmente stava per essere governato, gli impegni presi telefonicamente con la madre, l’ordine dei pezzi per riparare la macchina, l’assenza di litigi o di altri motivi di grave disagio, nulla giustificherebbe un gesto così estremo per un ragazzo pieno di vita, fisicamente curato, con un lavoro, uno stipendio, una moto, una macchina, una casa in cui viveva da solo ed una sostanziale indipendenza economica.
Dopo la ricostruzione della vicenda nella nota trasmissione televisiva condotta da Federica Sciarelli e la sua personale apparizione, assistita dal suo difensore avv. Luca Becucci, la sig.ra Gentile Lorenza ha convocato una conferenza stampa per rendere le seguenti dichiarazioni:
«Sono qui per dire pubblicamente che non credo nel modo più assoluto che mio figlio Cipolla Giuseppe quella sera del 23/08/2013 si sarebbe suicidato, perché se così fosse io oggi non riceverei continue minacce di morte da parte di ignoti. Ringrazio personalmente la trasmissione televisiva Chi l’ha visto per aver trattato il caso di Giuseppe ed averlo portato a conoscenza delle persone (amici, conoscenti o semplici vicini) che quel giorno del 23/08/2013 potrebbero averlo visto, o aver visto chi stava con lui, e che magari non hanno avuto la possibilità o il coraggio di raccontare ciò che sanno. Ecco, io invoco l’aiuto di queste persone e faccio appello alle loro coscienze, le supplico di darsi il coraggio per venire dal mio avvocato a raccontare ciò che sanno, quello che hanno visto, ciò che hanno sentito dire da Giuseppe in quei giorni del mese di agosto, anche la cosa apparentemente più insignificante, magari fosse solo per aver saputo che quella sera del 23/08/2013 Giuseppe aveva preso un qualche impegno con qualcuno da qualche parte. Giuseppe era mio figlio, ma al suo posto poteva esserci quella sera un figlio di qualunque madre, e non collaborare per ricostruire quanto accaduto significa ucciderlo una seconda volta. Sono profondamente delusa dal comportamento di molte persone che conoscevano mio figlio e che non hanno inteso collaborare in nessun modo, ma spero che la stampa locale e la televisione tengano alta l’attenzione su questa vicenda, perché chi sa parli, o magari mandi documenti utili alle indagini, anche in forma anonima. Mio figlio era un bravo ragazzo, sensibile, amava la vita, il lavoro, voleva farsi una famiglia, era cattolico, credeva in Dio, e proprio per questo non può essersi suicidato. Dopo la trasmissione alcune persone mi hanno avvicinato e raccontato ciò che hanno visto quella sera, o che hanno saputo da parenti stretti e da loro familiari, ma senza una dichiarazione formale resa dai testimoni nei modi di legge al mio legale di fiducia il racconto di questi fatti è del tutto inutile. Comprendo la paura di fronte a fatti di sangue del genere, ma l’unico mio motivo di vita, oggi, è quello di scoprire la verità, perché Giuseppe sarebbe morto, perché ad oggi io non ancora nessuna risposta a questa domanda e chiedo con tutte le mie forze che venga fatta giustizia!».
Lo stesso avvocato Luca Becucci ha dichiarato: «Chi vide Giuseppe quel giorno del 23/08/2013, o ci parlò anche per pochi secondi, magari per via telefonica, oppure passò davanti la sua casa quella sera, è pregato vivamente di contattarmi, anche per avere un colloquio informale e riservato, o magari per fornire elementi apparentemente inutili, che però potrebbero essere decisivi ai fini delle indagini».