HO UCCISO NAPOLEONE, ma una volta sola non basta. Il film HO UCCISO NAPOLEONE doveva essere proiettato martedì 14 luglio, nell’ambito del festival sui registi esordienti “GIOVANI AUTORI CRESCONO” – NUOVI REGISTI DEL CINEMA ITALIANO” organizzato da 12 anni dal cineclub “la dolce vita”. Giornata perfetta, il 14 luglio, visto che quel giorno si ricorda l’anniversario della Rivoluzione Francese del 1789. Ma qualcosa è andato storto, il cinema che ospita la Rassegna ha chiuso per ferie e così il film è stato posticipato al 4 agosto e vi riproponiamo la scheda del film (con alcune varianti). HO UCCISO NAPOLEONE è una commedia innovativa e feroce che sfata il pregiudizio per cui il principale difetto della commedia italiana contemporanea sta nell’incapacità di raccontare il Paese con il cinismo e la cattiveria che caratterizzavano i film di maestri come Monicelli, Risi e Germi. Eppure la materia su cui “accanirsi” non mancherebbe e la crisi in cui versa il Paese meriterebbe più coraggio e meno conformismo.
HO UCCISO NAPOLEONE (il titolo del film allude al modo in cui la protagonista si sbarazza del pesciolino dallo stesso nome di cui doveva prendersi cura) sfoggia perfidia e doppiogiochismo come raramente accade nelle nostre produzioni. Merito della giovane regista romana Giorgia Farina, che si conferma autrice ricca di talento anche nel cimentarsi in un genere difficile come il grottesco. Come già aveva fatto in “Amiche da morire” (2013), presentato nella Rassegna “Invito al Cinema” di due anni fa, qui Giorgia Farina scrive, con l’aiuto di Federica Pontremoli, una storia di solidarietà femminile, dipingendo un microcosmo nel quale la dolcezza protettiva normalmente attribuita alle donne viene spazzata via da un atteggiamento deciso e da una sorprendente capacità organizzativa, come a dire: “Ehi, maschi, attenti a voi…!”. Con HO UCCISO NAPOLEONE la regista sceglie di allontanarsi il più possibile da una recitazione naturalistica a favore del fumetto, un cartoon fatto di colori forti, dialoghi essenziali e personaggi che sembrano caricature.