A Latina in Via Bonaparte, la sede della federazione provinciale del Pd, sono sfilati tre candidati. Che a una prima lettura superficiale possiamo legare ai leader nazionali di riferimento. Ma in questa provincia, come dicevano i Nomadi nella famosa canzone “Dio è morto”, qualcuno sta sempre “con la ragione e mai col torto”, allora le carte si sono mischiate. Il primo ad aprire le danze per la segreteria provinciale è stato Salvatore La Penna, da Sezze, già componente del coordinamento che in questi mesi di vacanza sta cercando di tirare avanti le sorti del partito. Accanto a Lapenna erano seduti i renziani Alessandro Cozzolino (giovane renziano convinto della prima ora e consigliere comunale di Latina) e Claudio Moscardelli (senatore dal fiuto infallibile, folgorato sulla strada del nuovismo dopo aver sostenuto Bersani alle primarie dello scorso anno), il civatiano Tommaso Conti, sindaco di Cori e sostenitore di Lapenna e Omar Sarubbo, consigliere comunale del Pd di Latina, storico bersaniano ma amico personale di Lapenna.
Insomma un bel carrozzone sul quale sono saliti in molti, certi della vittoria dell’ormai non più giovane Lapenna. Non si capisce come queste anime così differenti riusciranno a dare un’impronta univoca al partito in provincia, non si sa nemmeno come posizioni così diverse (molto di sinistra Sarubbo e Lapenna, molto democristiano Moscardelli) riusciranno ad andare d’accordo, ma il potere fa male solo a chi non lo ha. Questa specie di coalizione interna inoltre sta imbarcando di tutto, finanche l’ex vicesindaco di Formia, ex Udc, braccio destro di Michele Forte, Ernesto Assaiante. Si riconosce lo stile già noto (vedi Palmieri da città nuove al Pd abbracciato a Latina alle scorse regionali), e anche lo stile renziano che vuole anche i voti di CasaPound alle elezioni. Di stampo completamente diverso la candidatura di Bruno Fiore, da Fondi. Accanto a lui durante la sua presentazione c’erano il giovanissimo Filippo Treiani, del Pd di Aprilia, ed Emilio Ranieri, altro storico della sinistra pontina. “Acqua pubblica, partecipazione alle scelte importanti di iscritti e giovani democratici, difesa della legalità, politiche del lavoro, ambiente” sono i temi programmatici su cui Fiore e i civatiani della provincia dichiarano di voler lavorare una volta raggiunto il posto di comando del Pd. Nessun accordo, nessuno sconto, dritti e puri alla meta. Proprio come il leader di riferimento che tuona ogni momento contro il governo delle larghe intese di Letta.
Il più giovane e agguerrito dei tre concorrenti è Alessandro Di Tommaso, sponsor di Gianni Cuperlo e a sua volta sponsorizzato dal consigliere comunale del Pd di Latina Fabrizio Porcari. “Mi candido perché al PD spetta il compito di inaugurare un nuovo corso nella nostra provincia attraverso il quale affermare una rinnovata capacità di ascolto e proposta, diventando luogo di garanzia e di opportunità per tutti. Mi candido perché voglio realizzare un Pd snello e dove la politica si faccia a tempo determinato, dove la comunicazione viaggi veloce e le persone siano valorizzate per quello che pensano e non per quello che hanno”. Con lui anche il capogruppo del Pd di Latina Giorgio De Marchis. Una vera sfida quella del prossimo segretario, se si considera che nei più grandi comuni della Provincia (Aprilia, Cisterna, Terracina, Fondi, Formia, Gaeta, Minturno) nelle elezioni amministrativo il Partito democratico ha fatto registrare performance da Caporetto, con percentuali di voto inferiori al 10%. In più i circoli, nati in pompa magna anni fa, sono morti, chiusi sepolti sotto l’inedia dei loro coordinatori. C’è da ricostruire un partito sano, vivo, vivace, e che sappia capire e parlare alla gente. Mission impossible, forse.