Ci scrive via email un genitore di Lido dei Pini in difficoltà con il proprio figlio a causa delle scelte dell’Amministrazione di Anzio. Riportiamo l’intero contenuto della lettera, sollecitando il Sindaco e chi di dovere ad un intervento in aiuto di questa famiglia e degli altri 200 nuclei familiari che ad Anzio si troverebbero con lo stesso problema.
La lettera
Buongiorno. Sono un assiduo lettore della vostra testata web e padre di un bimbo che, quest’anno per la prima volta, frequenta la scuola dell’infanzia.
Abitiamo a Lido dei Pini, nella parte ricadente nel territorio di Anzio ed abbiamo scoperto che l’unica scuola dell’infanzia della località (la Leonardo da Vinci in via delle Tuberose) è stata chiusa nel 2021 per necessari lavori di consolidamento, che non sono mai avvenuti.
Io lavoro a Roma e, come gran parte dei pendolari verso la Capitale, esco la mattina prima dell’alba, per non restare intrappolato sulla Pontina. Mia moglie non ha la patente (ma, anche se l’avesse, non avrebbe la macchina, visto che siamo famiglie monoreddito e non possiamo permettercene due) e vista la chiusura della scuola vicino casa (raggiungibile a piedi) mio figlio è stato sbattuto alla scuola dell’infanzia di Lavinio Mare. Un bell’aiuto per la mia famiglia, costretta a vivere come un grosso problema una occasione che avrebbe dovuto rappresentare esclusivamente un traguardo importante per il bambino.
Il colmo della beffa, poi, è che lo scuolabus istituito dal Comune di Anzio per limitare il disagio delle famiglie che hanno visto i loro figli spostati nel nuovo plesso non è riconosciuto come diritto ai nuovi iscritti alla scuola. Demenzialmente, l’Amministrazione ha ritenuto di dover limitare il disagio solo ai bambini precedentemente frequentanti la Leonardo da Vinci, come se i nuovi iscritti avessero scelto la scuola di Lavinio Mare deliberatamente… per propria comodità.
Ho cercato in rete e sono rimasto sorpreso nel vedere che nessuna delle molteplici testate giornalistiche della zona si è mai interessata di un problema che, a quanto ho appreso, interessa almeno 200 nuclei familiari. Ho solo rinvenuto un articolo del 2021, che dava notizia della chiusura con tanto di “rassegatevi a tempi lunghi” dell’Assessore di turno.
Il tutto mentre, con i soldi pubblici (leggi bonus 110%), catapecchie sono diventate ville e ville sono diventate castelli. Che dire? È possibile che la “famiglia”, la “natalità”, “l’infanzia siano diventati soltanto slogan e che poi, alla prima difficoltà, ci si ritrovi soli con il proprio Dio? Che tristezza!
Lettera firmata