Il Prefetto di Nettuno Antonio Reppucci è intervenuto con una riflessione lucida e accorata al convegno organizzato al Forte Sangallonell’ambito della rassegna culturale Templa Serena. Con la solita passione è tornato a parlare di legalità a pochi giorni dall’incontro al Parco Palatucci ed ha ribadito alcuni concetti che sono essenziali per ripartire. “A Nettuno sembra che nessuno voglia parlare di legalità – ha detto – come se fosse offensivo ma non lo è. Questa è una città che è stata sciolta per infiltrazioni due volte in 15 anni ed è un fatto. Ma non nasce un dibattito nella società, non c’è una reazione o una riflessione. Proprio per questo è successo ancora. La responsabilità è dei cittadini che non reagiscono, che sbagliano quando vanno a votare, che non prendono posizione. I cittadini si lamentano, chiedono che si ripari la buca sotto casa loro, che si metta il lampione sotto casa, nessuno pensa ad una visione di insieme, ad un benessere complessivo. Mi piacerebbe che i cittadini si facessero vivi in comune, che ci criticassero anche, meglio la reazione che una linea di piatto disinteresse. Basta dire che è colpa della politica, che vedo assente e distante, la colpa è di ognuno di noi. Se c’è un politico che fa un favore è perché c’è un cittadino che lo chiede”. L’invito del Prefetto è chiaro, una sferzata per una società civile che non sta affrontando la questione delle infiltrazioni mafiose con l’energia necessaria. “Basta dire – ha sottolineato il Prefetto – tanto le cose vanno così, tanto non cambia nulla. Ci deve essere una reazione e i primi a cambiare devono essere i cittadini. Se tutto va storto la colpa è dei cittadini che devono essere partecipi alla vita sociale e cittadina. Se i cittadini non fanno niente permettono ai comportamenti sbagliati di perseverare. Se il bene è fermo il male avanza, è necessario reagire e impegnarsi”. Quindi il Prefetto ha letto una serie di frasi che fotografano il pensiero comune sulla situazione della legalità nel nostro Paese, in cui la questione culturale è sempre stata un fattore dominante. “Sulla nostra bandiera- ha detto Reppucci – c’è scritto ‘tengo famiglia’ ognuno pensa a se e non si pensa al bene comune, questo va cambiato con l’impegno di tutti. Io sono qui per affrontare questa battaglia, ascolto tutti, vivo qui e sono presente anche il sabato e la domenica. Le società non muoiono con il malaffare ma con l’indifferenza, qui serve una reazione dei cittadini”. Infine una disamina sulle situazioni di più diffusa illegalità: dalla corruzione alla richiesta di un favore per passare la fila, dai pessimi comportamenti sul lavoro all’assenza di merito nelle assunzioni, alla mancanza di etica e di deontologia.
Quindi il Prefetto ha passato la parola a Caterina Viola, docente e fondatrice dell’Associazione Vento di legalità.
Quindi il Prefetto ha passato la parola a Caterina Viola, docente e fondatrice dell’Associazione Vento di legalità.
17/03/2023