L’uomo è accusato di aver messo in atto un comportamento animalesco. La coppia di giovani si sarebbe avventurata nell’edificio abbandonato dell’ex Zuccherificio, per motivi non ancora chiariti. A quel punto avrebbero incontrato il romeno. «Cercate fumo?», avrebbe detto loro.
«Il tossico ha anche fumato del crack, e loro si sono fermati a parlare», ha raccontato la madre del ragazzo al Corriere.it, riportando le parole del figlio. «Hanno provato ad andar via ma lui li ha seguiti, ha picchiato mio figlio e si è allontanato con la minicar portandosi anche lei. Mio figlio, intanto, è riuscito a chiamare i soccorsi e sono partite le ricerche, sino a quando, dopo quattro ore, lei è stata ritrovata nei pressi della stazione di Latina Scalo».
«Stiamo facendo le ronde per lo Scalo, se lo vediamo in giro chiameremo le guardie», ha concluso. Una affermazione pericolosa, perchè l’uomo potrebbe essere armato o, comunque, non farsi scrupoli a usare violenza.
LA STORIA DELLO ZUCCHERIFICIO
Il luogo dell’orrore, dove la 16enne è stata rapita, è l’ex Zuccherificio di Latina, inaugurato nel 1936 da Benito Mussolini in persona e che per sessant’anni ha rappresentato il motore economico dell’agro pontino. Nel 1984, con il fallimento del gruppo Montesi, la fabbrica chiude, salvo poi riaprire l’anno successivo dopo le proteste dei lavoratori.
Negli anni Novanta ci si accorge che quel sito è una bomba ecologica tra amianto e olii esausti. Il Comune acquista per cinque miliardi dalla Finanziaria Saccarifera Italo Iberica, per la bonifica e la ristrutturazione, trasformandola in piattaforma logistica. Nasce così la Slm, che ha accumulato debiti su debiti ancora prima di partire e oggi è fallita. Le strutture sono aperte, chiunque può accedere. All’interno ci sono anche faldoni del tribunale e schede elettorali di tornate elettorali del 2011 e 2008. Il luogo è frequentato da sbandati, senzatetto e drogati. Nessuno vede nulla.
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