Sempre più dura e sempre più intricata la battaglia per la presidenza del Tribunale di Velletri. Meno di un anno fa, il Consiglio di Stato aveva accolto l’appello del giudice Lucio Di Lallo e annullato la nomina a presidente dell’ufficio giudiziario del giudice Francesco Monastero. Il Csm, però, è tornato ad assegnare a quest’ultimo l’incarico e per tutta risposta Di Lallo ha presentato un altro ricorso. La richiesta del magistrato? Sempre la stessa. Il giudice ha chiesto al Tar del Lazio di annullare il decreto con cui il Consiglio superiore della magistratura ha assegnato la presidenza del Tribunale di Velletri al collega Monastero. Il braccio di ferro va avanti ormai da oltre quattro anni. L’11 novembre 2009 il Plenum del Consiglio superiore della magistratura nominò presidente del Tribunale di Velletri il giudice Monastero, da 38 anni in magistratura, ricoprendo gli incarichi di pretore a Monza, giudice a Roma, assistente del giudice costituzionale Neppi Modona e consigliere di Corte di Cassazione. Una candidatura che convinse di più il Csm rispetto a quella del giudice Lucio Di Lallo, in magistratura da 48 anni, giudice e pretore a Parma e poi pretore e giudice a Velletri, dove ha svolto funzioni civili, penali e del lavoro e assolto a funzioni semidirettive e di fatto direttive come reggente. Di Lallo fece ricorso e il 16 novembre 2010 il Tar del Lazio annullò la nomina del presidente Monastero. Il presidente del Tribunale di Velletri appellò la sentenza e lo stesso fecero il Consiglio superiore della magistratura e il Ministero della giustizia, ma il 16 giugno 2011 il Consiglio di Stato respinse l’appello. Il 27 luglio di quell’anno il Plenum del Csm si trovò così a deliberare nuovamente sulla presidenza del Tribunale di Velletri e la scelta, con altre motivazioni, ricadde ancora una volta sul giudice Monastero. Di Lallo fece un nuovo ricorso, respinto il 7 giugno 2012 dal Tar, ma accolto lo scorso anno da Palazzo Spada. Altro annullamento e altra nomina di Monastero alla presidenza, la terza. Ora il caso, che mai come in questa situazione appare davvero un caso infinito, è di nuovo nelle mani della giustizia amministrativa.
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