I lavoratori impiegati in agricoltura nel Lazio sono complessivamente 37.404, ma più di 15.000 sono lavoratori “invisibili”, impiegati illegalmente nelle campagne laziali. Impossibile quantificare l’evasione contributiva e la mancanza di introiti per lo Stato.
Ma è soprattutto la provincia di Latina a preoccupare gli operatori del settore, considerando che, secondo le stime della Flai Cgil, è il territorio che ospita più della metà dei lavoratori irregolari dell’intera regione. Solo negli ultimi due anni sono state più di 30 le denunce per riduzione in schiavitù, caporalato e sfruttamento lavorativo; fenomeni che hanno visto soprattutto la comunità Sikh (indiani provenienti dal Punjab, regione dell’India) al centro dei fenomeni di sfruttamento. Salari bassissimi (circa 2 euro l’ora a fronte dei 8.26 previsti dal contratto), orari improponibili (10/12 ore di lavoro al giorno invece delle 6 ore e 40 minuti previsti dal contratto) e condizioni abitative del tutto inadeguate.
Tale contesto favorisce il radicamento della criminalità organizzata nel settore agricolo. La forte disponibilità economica e il possesso di ingenti quantità di denaro contante sono una leva impareggiabile per un settore con un’incidenza del sommerso così rilevante, il che danneggia la competitività dell’intera economia regionale.
Nei registri anagrafici in capo all’Inps (anno 2012) risultano iscritti 16.827 braccianti disseminati nel territorio provinciale, la maggiore concentrazione di braccianti si trova nei Comuni più grandi: Latina (2500), Aprilia (1024), Cisterna (1478), Fondi (1187), Sezze (1516), Sabaudia (1883), Terracina (2889). Le aziende agricole registrate presso la Camera di Commercio di Latina al 31 dicembre 2013 sono 9500 di cui solamente 3400 assumono stabilmente manodopera, altre 3000 hanno l’esenzione alla contabilità e non assumono, altre 3000 sono piccole aziende spesso a conduzione familiare. Di fatto sono 6000 le aziende agricole propriamente dette. Basta guardare i numeri per capire che 16827 braccianti da distribuirsi su 6000 aziende significa circa 3 braccianti ad azienda; se questa proporzione la dividiamo invece per le 3400 che stabilmente assumono manodopera, significa 5 braccianti ad azienda agricola. Se aggiungiamo che moltissime delle 3400 aziende agricole hanno estensioni territoriali significative per diverse decine di ettari, si evince facilmente che esiste una sacca di lavoro nero di dimensioni significative.